Il momento di notorietà della bonorvese Giovanna Tedde è durato poco più di 24 ore. Il tempo di postare uno sproloquio di dimensioni cosmiche per un assessore alla Cultura ed alle Politiche giovanili. Infatti, scrivere nella sua pagina facebook, riferendosi ai musulmani, «potete morire ammazzati tutti, compresi i bambini… spero che il mondo vi elimini… voi avreste dovuto subire l’olocausto» non è quello che si può definire un buon esempio. Perciò, volente o nolente, ha dovuto redigere una letterina di scuse, con annesse dimissioni. Fermo restando l’abbandono dalla Giunta, che il sindaco Senes ha accolto con un sospiro di sollievo, le motivazioni sono apparse degne del post incriminato: «…intendo pubblicamente e formalmente ritrattare in quanto non rappresentativo del mio pensiero. Chiedo scusa per aver scritto parole durissime che non mi appartengono» e, dulcis in fundo, «mi sono fatta trascinare dalla lettura di alcuni deliranti post»… viene in mente proprio il suo. Ma l’ex Amministratrice non si disperi, deve solamente avere pazienza ed attendere.
C’è un illuminante precedente. Temo che in tanti abbiano dimenticato Gianluigi Piras, giovane Pd in carriera, che, sempre su facebook, si esibì in un capolavoro di arte retorica (lui lo definì «un paradosso») dedicato all’atleta russa Yelena Isinbayeva («Per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari domani ci ripenso. Magari mi fraintendono»), colpevole di aver concordato con la legge sull’omosessualità vigente in Russia, nazione che comunque risulta ancora dotata di sovranità legislativa. Da evidenziare anche la finezza dell’ambientazione, non un luogo qualsiasi, bensì la “piazza”, perfettamente in linea coi tribunali del popolo.
Come aveva previsto, divenne un “frainteso” anche dai vertici nazionali del Pd, compreso il suo capocorrente Pippo Civati (la definì «una dichiarazione riprovevole») e conquistò un’inaspettata ribalta nazionale. Prese atto e sbandierò ai quattro venti le dimissioni dal Consiglio comunale di Jerzu, dalle cariche di origine politica (Anci e Forum giovanile diritti civili), arrivando addirittura, in maniera ardita, a mettere a disposizione del partito la sua tessera: «Irrevocabilmente rassegno le dimissioni, per la violenza che quelle parole, strumentalizzate, hanno inferto a vittime di stupro». Guadagnò il plauso di tutti: finalmente in Italia, si disse, qualcuno aveva il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di dimettersi.
Poi, terminato il plauso, le dimissioni non si sono mai viste. Piras è tuttora consigliere comunale di Jerzu, ma non basta. Nel mese di maggio 2014 è stato nominato, verosimilmente su designazione del Pd, nel Consiglio di Amministrazione dell’Ersu di Cagliari. In tutto ciò, però, non è da trascurare e sottovalutare che, appena due mesi dopo il fattaccio, il giovane, ma già abile, politico aveva giocato un ‘jolly’, che a sinistra fa tanto ‘cool’ e minoranza da tutelare, rendendosi protagonista di un outing non richiesto con tanto di intervista su “La Nuova Sardegna”: «A tredici anni mi sono accorto di provare delle pulsioni per le persone del mio stesso sesso». Per ora alla Tedde è andata male, ma la speranza è l’ultima a morire, a sinistra.
Arsenico
(admaioramedia.it)