Neanche il miglior giallista avrebbe potuto sceneggiare una così avvincente storia intorno alla composizione definitiva dell’Aula di via Roma, a ben 17 mesi dalle elezioni. Una rappresentazione che è andata in scena in presenza di temperature atmosferiche elevate, che potrebbero anche giustificare le scelte schizofreniche e svariate reazioni scomposte.
Gran parte degli strali si sono levati contro una legge elettorale scritta male, che avrebbe limitato la volontà popolare tenendo fuori donne, scrittrici e politici di lungo corso. Comunque sia, chiunque l’abbia scritta, chiunque l’abbia approvata, la legge elettorale aveva già superato le ‘doppie forche caudine’ del giudizio del Tar della Sardegna, che prima aveva respinto alcuni ricorsi elettorali presentati da candidati non eletti e poi ha detto ‘no’ anche a quello più giuridico presentato dall’avvocato Andrea Pubusa, che aveva chiesto l’annullamento del voto del 16 febbraio per illegittimità costituzionale della legge elettorale approvata dal Consiglio regionale a fine 2013, citando il premio di maggioranza, le soglie di sbarramento e la mancata previsione della doppia preferenza di genere. Insomma, per il Tar la legge elettorale per il Consiglio regionale della Sardegna è in regola.
Il problema, quindi, sembrerebbe incentrarsi sulla sua applicazione ed il Consiglio di Stato ha vestito i panni del principale protagonista con la sentenza del 21 luglio, sconfessando le decisioni dell’Ufficio elettorale centrale che aveva attribuito seggi anche alle liste che non avevano conquistato neanche un quoziente, avendo confuso voti residui con resti. Perciò, aveva mandato a casa i quattro consiglieri decaduti delle liste La Base, Irs, Zona franca e Idv, individuando solo tre sostituiti, nonché ricorrenti, e costringendo la Giunta per le elezioni, a nome del Consiglio regionale, di gettare il cuore oltre l’ostacolo ed individuare ‘de facto’ il quarto.
Oggi, il colpo di scena, lo stesso organo di rilievo costituzionale, si presume con giudici diversi, ha accettato la richiesta di sospensiva di due consiglieri dichiarati decaduti e ha reintegrato i quattro consiglieri che i colleghi della stanza affianco, appena dieci giorni prima, avevano ‘espulso’ da via Roma. Insomma, un ‘giallo giuridico’ incerto nell’esito, ma soprattutto nell’entità dei danni che potrebbero essere richiesti dagli uni e/o dagli altri. Quella che un tempo era la culla del diritto somiglia sempre più al regno del rovescio.
Arsenico
(admaioramedia.it)
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