Nella foto una delle varie spiagge di Ibiza, a mezz’ora di volo dalla Sardegna. Il suo “carico antropico”? Da anni ci passano circa 30 milioni di turisti a stagione, anche concentrati nell’arco di pochi mesi. L’arenile è sempre quello. Alberghi, presenze e ambiente coesistono. Non ci sono colate di cemento ovunque come qualcuno vorrebbe farci credere.
I nostri amministratori, pagati per attirare turisti, se la fanno sotto per appena un terzo di quelle presenze. L’impressione è che non siano mai usciti dal proprio cortile. Oppure, ipocritamente, che fingano di non aver goduto degli agi che i servizi di località estere sono in grado di offrire, e che pretendono di negare ai turisti che invece vengono dalle nostre parti. Questi amministratori immaginano località a numero chiuso (che già esistono) e improbabili mete alternative su zone interne in cui loro stessi vietano di edificare nuove strutture e su cui comunque non si raggiungeranno i numeri delle zone balneari.
Sui loro slogan – perché si tratta di slogan e non di contenuti – aleggia lo spettro della ‘pianificazione’: il più grande assist all’emigrazione dei giovani sardi.
Adriano Bomboi – Direttore di sanatzione.eu
(admaioramedia.it)