«Una buona legge e una norma necessaria per allineare la Sardegna al resto dell’Europa sul tema chiave della tutela e la valorizzazione del sistema forestale pubblico e privato». Con queste parole, l’assessore regionale dell’Ambiente, Donatella Spano, il capogruppo del Pd, Pietro Cocco, ed il presidente della Commissione consiliare Governo del territorio, Antonio Solinas (Pd), hanno presentato la legge che trasforma l’Ente foreste in Agenzia Forestas, approvata ìn Consiglio regionale dalla maggioranza di centrosinistra, mentre la minoranza è uscita dall’Aula per protesta contro l’approvazione dell’articolo che ha confermato l’attuale inquadramento contrattuale dei dipendenti dell’Ente foreste e non l’equiparazione dei lavoratori a quelli dell’amministrazione regionale. Attualmente, l’Ente conta 6.500 dipendenti, 7 dirigenti, circa 400 amministrativi, 300 sedi dislocate in tutta l’Isola e 1.613 stagionali a tempo indeterminato.
«Con l’istituzione del comitato territoriale, di cui faranno parte anche quattro rappresentanti indicati dal Cal, scelti tra i sindaci in carica nei Comuni in cui siano presenti terreni amministrati da Forestas, garantiamo ruolo e funzioni agli Enti Locali – hanno assicurato Assessore e consiglieri – I Comuni potranno stipulare convenzioni con Forestas per utilizzare il personale dell’agenzia per le manutenzioni, gli interventi urgenti anche di Protezione civile e a salvaguardia dei siti archeologici». Sono state sottolineate anche altre novità: l’istituzione dell’albo delle imprese forestali; la certificazione forestale per i prodotti; la valorizzazione delle filiere di produzioni legnose e di quella del sughero.
«Un vero schiaffo ai lavoratori dell’Ente foreste – ha commentato Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia – La mancata equiparazione dei dipendenti a quelli regionali, la perpetuazione del precariato e il mancato adeguamento del contratto integrativo sono tre colpi bassi. Il centro-sinistra si assume la responsabilità politica di una decisione miope, che dimostra come in concreto dietro gli annunci di riforma si celi solo la più becera conservazione politica. Tanto clamore solo per cambiare il nome su targhe e carta intestata e millantare un risultato fasullo. Ennesimo sberleffo ai sardi firmato da Pigliaru e dalla sua maggioranza».
Per il capogruppo regionale dell’Udc, Gianluigi Rubiu, si tratta di «un disegno di legge restrittivo, sanzionatorio, vincolante. Una riforma ambiziosa, che si proponeva di ridisegnare e dare nuova linfa al patrimonio boschivo sardo (uno dei più estesi con oltre un milione e 200mila ettari), ma che in realtà è stata ideata con troppa fretta, non tenendo conto delle potenzialità naturalistiche dell’Isola. Il disegno contiene una serie di novità che rischiano di riflettersi negativamente sul funzionamento dell’apparato amministrativo, con l’accentramento del potere in mano ad un amministratore unico. C’è poi anche la questione legata al contratto dei lavoratori. Altro fattore negativo è sugli aspetti sanzionatori agli alberghi ed alle strutture agrituristiche, che rischiano la sospensione della licenza nel caso di mancato rispetto della prevenzione sugli incendi».
Critiche anche dai banchi dei Riformatori, che con il loro capogruppo, Attilio Dedoni, hanno espresso «sconcerto per la superficialità della norma che ridefinisce i criteri per il riconoscimento delle superfici boschive (l’articolo 4, non votato dal gruppo di maggioranza Sovranità, Democrazia e Lavoro, ricevendo appena 21 voti favorevoli, ndr), destinati ad avere effetti devastanti sul comparto agricolo, perché trasformano in bosco migliaia di ettari di pascolo in tutta la Sardegna, facendo perdere agli allevatori i premi Pac previsti per tale tipo di superficie. Il centrosinistra ha scelto ancora una volta di schierarsi con i burocrati di Bruxelles contro gli interessi del nostro comparto agricolo». (red)
(admaioramedia.it)