A fine agosto, la Confesercenti aveva denunciato che l’ordinanza del Capo del Dipartimento della Protezione civile nazionale, pubblicata nella Gazzetta ufficiale il 20 agosto, non comprendeva le attività produttive nella concessione dei contributi a privati ed attività economiche colpiti dall’alluvione del 2013. Aveva risposto la Direzione regionale della Protezione civile, valutando infondati i timori dell’associazione di categoria con la promessa che, tra ottobre e novembre, la procedura specifica sarebbe stata attivata anche per i commercianti.
Invece, ad oggi, le dichiarazioni sono rimaste tali: nessuna novità su tempi e disponibilità economiche che lo Stato metterà a disposizione delle attività produttive che in Sardegna, a causa dell’alluvione, hanno perso tutto: “Troviamo scandaloso che si possa pensare di fare dichiarazioni e che queste cadano nel dimenticatoio – ha commentato Gian Battista Piana, direttore regionale di Confesercenti – Noi abbiamo memoria e oggi siamo ancora più convinti che nulla sia stato previsto come rimborso per i commercianti, almeno non in tempi brevi come era stato dichiarato e che sono stati già ben superati”.
“Si son voluti privilegiare cittadini ed enti pubblici a scapito di una categoria che già soffre tantissimo per via della crisi, in un’azione di disparità oscena per un territorio in così grande sofferenza economica – ha aggiunto Roberto Bolognese, vicepresidente vicario – Di tutti i soldi stanziati, nulla è stato previsto finora per chi è il vero motore dell’economia isolana, ma soprattutto si pensa che dare indicazioni approssimative sulle tempistiche, sia una giusta prassi, nella speranza di allungare il brodo. Questo è insostenibile, perché i commercianti che hanno perso tutto sotto la furia degli eventi catastrofici dell’alluvione hanno messo di tasca propria i soldi per ripartire da zero, non meno dei cittadini”.
Una sola la richiesta di Confesercenti alle Istituzioni: “La Giunta regionale e la Direzione regionale della Protezione civile dichiarino con esattezza la data entro la quale le attività produttive potranno iniziare le richieste e in base a quale ordinanza, altrimenti saranno parole dette al vento e si assumano la responsabilità di queste scelte poco obiettive e discriminanti”. (red)
(admaioramedia.it)