Si sta abbattendo l’ennesimo colpo da parte del Governo che potrebbe mettere in ginocchio l’intero sistema economico dell’Isola: il decreto (numero 430 del 22 novembre 2018) del Ministero dell’Ambiente riguardante “Avvio del riesame complessivo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale per le installazioni che svolgono quale attività principale la gestione di grandi impianti di combustione…” sancisce l’imminente chiusura delle centrali di produzione di energia elettrica della Sardegna così come previsto dalla Strategia energetica nazionale (Sen) con una visione più marcatamente ottimistica.
Ciò significa che le due centrali elettriche di Fiumesanto e del Sulcis entro il 2025 dovranno chiudere, in quanto il decreto prevede che entro il 31 gennaio 2019 presentino il piano di riesame dell’Aia (se non lo avessero già fatto) con il dettaglio del piano di fermata definitiva, pulizia e messa in sicurezza dell’impianto e relativo crono programma. Tutto questo determina alcune condizioni che hanno bisogno di approfondimento in quanto non si tiene conto che la Sardegna svolge un ruolo nel sistema elettrico nazionale di indubbia diversità che va affrontata in maniera differente, così come il precedente Governo in sede di approvazione della Sen aveva previsto.
La mancanza del gas e della sua rete di distribuzione determina per la Sardegna una situazione di diversità infrastrutturale rispetto alle altre Regioni d’Italia che non consente una transizione graduale dall’uscita dal carbone. Per la stabilità della rete sarda e per il sostegno al sistema industriale isolano non possano determinarsi decisioni non confacenti alle nostre necessità. La possibilità di riconvertire la Centrale di Fiumesanto con un impianto a biomasse, la costruzione del vapordotto che consente la ripresa produttiva dell’Eurallumina, gli accordi bilaterali con la centrale Enel del Sulcis per la ripresa produttiva dello smelter della Sider Alloys, il costo energetico con tariffe in linea con le altre regioni italiane per tutto il sistema industriale, agroindustriale e manifatturiero non possono essere ignorati da posizioni non coerenti con la nostra condizione di insularità.
Alla politica regionale e nazionale chiediamo che il nostro sistema industriale, nella sua totalità, venga sostenuto con una pianificazione che tenga conto dei nuovi scenari energetici e ambientali. Chiediamo che non ci siano posizioni preconcette, ma di merito, che affrontino il problema energetico sardo nella sua specificità. Siamo coscienti e consapevoli che si deve cambiare modello di produzione energetica, dobbiamo e vogliamo agevolare questi cambiamenti, ma pretendiamo che lo si faccia con un piano serio che traguardi gli obiettivi della Sen compatibilmente con le necessità della nostra Isola. La Sardegna e migliaia di lavoratori sardi non possono continuare ad essere ostaggio di posizioni ideologiche o di convenienze personali, di partiti politici o di associazioni di varia natura.
La metanizzazione della Sardegna rientra nella Rete nazionale gasdotti, così come prevista nel Piano energetico regionale e nazionale per cui deve essere realizzata. Non dobbiamo fare l’errore di confondere l’energia termica con quella elettrica, in quanto si tratta di due fonti energetiche diverse per usi diversi. Il collegamento con un cavo sottomarino che unirà la rete elettrica sarda alla Sicilia e al Continente è una importante infrastruttura che non può e non deve essere alternativa alla rete del gas, così come taluni fanno intendere. La transizione dalla produzione di energia elettrica da carbone a quella da fonti rinnovabili deve essere gestita con l’utilizzo del gas, così come previsto dalla strategia energetica europea e nazionale.
Sarebbe un errore grave pensare che si possano chiudere le centrali elettriche di Fiumesanto e del Sulcis sottovalutandone l’importanza per il mantenimento della continuità della produzione elettrica da fonti energetiche rinnovabili, per la stabilità e la sicurezza della rete elettrica, senza la conseguente riconversione delle centrali anche con l’uso del metano, condannando la Sardegna civile e produttiva. Chiediamo che il Governo nazionale apra un tavolo di confronto con la Giunta regionale e con le organizzazioni sindacali per pianificare e gestire questo cambiamento cruciale.
Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Flaei- Cisl, Uiltec-Uil
(admaioramedia.it)