La laguna del Calik è un’area da preservare e non deve essere messa in pericolo. I consiglieri del Movimento Cinque Stelle Roberto Ferrara e Graziano Porcu contestano l’autorizzazione data recentemente dall’amministrazione comunale di Alghero alla realizzazione di un chiosco ai bordi dello stagno del Calik, zona da preservare e tutelare nell’interesse dell’ambiente e della sicurezza dei cittadini algheresi, molti dei quali hanno segnalato il problema ai due portavoce del Movimento grillino.
“Al di là della scelta, discutibile a prescindere, analizzando il titolo autorizzativo colpisce che in fase di convocazione della conferenza dei servizi, i rappresentanti degli enti chiamati a tutelare la sicurezza delle persone e il patrimonio ambientale, storico e culturale non abbiano, di fatto, partecipato – spiegano Ferrara e Porcu -. Perché posizionare una struttura del genere proprio sulle rive della laguna ad un passo dal cosiddetto “ponte romano”? Evitiamo di entrare nel merito anche se abbiamo chiaramente una nostra idea, ma certamente possiamo e vogliamo raccontare ai cittadini perché quel chiosco lì non ci dovrebbe essere”.
La laguna del Calik è da tempo al centro delle cronache e dell’attenzione dell’opinione pubblica soprattutto per il fenomeno della marea gialla, in termini di danno prodotto e potenziali cause. “In tutte le sedi, sia in quelle scientifiche che in quelle istituzionali, è emersa l’esigenza di tutelate quel particolare ambito naturalistico – rilevano i consiglieri del M5S -. E allora, come è possibile anche solo immaginare la possibilità di modificare un ambiente tanto delicato e vincolato, posizionando un manufatto proprio nel cuore dello stesso?”.
“Il Piano Paesaggistico regionale individua la laguna del Calik come area di interesse faunistico e oasi permanente di protezione faunistica – proseguono Ferrara e Porcu – e l’articolo 39 parla chiaro ( “Nelle Aree o risorse di specifico interesse naturalistico è vietato qualunque nuovo intervento edilizio o di modificazione del suolo ed ogni altro intervento, uso o attività, suscettibile di pregiudicare la struttura, la stabilità, la funzionalità o la riconoscibilità e la fruibilità delle risorse che motivano l’interesse naturalistico specifico delle stesse aree”).
Se questo non bastasse c’è anche la legge “Galasso” (e successive modifiche) che prevede vincoli nello spazio di 300 metri dalla linea di battigia. Con l’aggravante del rischio piene cui la zona potrebbe essere soggetta, evidenziato dall’aggiornamento del Piano di assetto idrogeologico che indica dunque un rischio, oltre per l’ambiente, anche per le persone.
“Quanto sopra affermato dovrebbe far presupporre la necessità di avere, in fase di conferenza di servizi, un parere favorevole da parte di tutti gli enti preposti alla tutela dei beni paesaggistici – concludono Roberto Ferrara e Graziano Porcu -. Ci chiediamo se Enti come il Savi e la Soprintendenza debbano essere chiamati obbligatoriamente a esprimersi o se il silenzio assenso possa valere, considerato che si tratta di procedimenti finalizzati alla tutela del patrimonio culturale, paesaggistico e dell’ambiente. Fatte queste considerazioni, ci auguriamo che gli enti preposti, non intervenuti alla conferenza dei servizi, possano ora valutare con adeguata attenzione il progetto proposto”. (red)
(admaioramedia.it)