Per gli amanti dei funghi la Sardegna è la meta ideale: crescono infatti le specie più prelibate, dal porcino nero al gallinaccio, ma anche il tartufo sardo, il fungo sotterraneo dal profumo intenso. Proprio qualche giorno fa, a Sennori, l’associazione Tartufai della Sardegna ha riunito soci, ricercatori e docenti universitari con l’obiettivo di valorizzare e promuovere la corretta raccolta del tartufo attraverso delle mappature della sua distribuzione nel territorio sardo.
Nel convegno, coordinato dal micologo e vicepresidente dell’associazione Renato Brotzu, è stato ricordato che esistono ben quattro specie di tartufo in Sardegna: il nero pregiato, il nero invernale (tartufo bianchetto) e il nero estivo (scorzone).
“La Sardegna è ricca di tartufi più di quanto ci si aspetti – ha sottolineato il presidente dell’Associazione, Enrico Lancellotti – Va visto come una risorsa economica. E le zone più ricche sono proprio quelle più depresse dal punto di vista economico”. La raccolta è effettuata con l’aiuto di un cane addestrato, capace di scovare il fungo quando questo è maturo, ma purtroppo c’è anche chi raccoglie tartufi con le zappe, dissotterrando e raccogliendo anche tartufi ancora immaturi: “L’attività di raccolta – ha spiegato Mirko Ferralis – necessita di un disciplinare che colmi in Sardegna una carenza legislativa in materia, perché chi compra tartufi deve avere un prodotto di qualità che conservi le sue caratteristiche organolettiche”.
Un vero e proprio ‘oro nero sardo’ che ha grandi potenzialità e che potrebbe entrare nella gastronomia locale: Luigi Montanari, docente di tecnologia alimentare all’Università di Sassari, ha ricordato i numerosi metodi di conservazione, lavorazione e trasformazione del prodotto, mentre Danilo Pisu, segretario dell’Associazione, ha proposto di creare una piattaforma che metta in contatto tartufai e cuochi per l’acquisto della prelibatezza a ‘km 0’. La Federazione italiana cuochi e l’Unione cuochi della Sardegna hanno sostenuto l’iniziativa: “Attraverso l’associazione viene promosso e valorizzato il prodotto sardo che, per trent’anni, è sempre stato portato fuori dalla nostra isola”, ha detto Dino Orrù, segretario provinciale della Federazione.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)