Il mondo agricolo torna in piazza, chiamato a raccolta da Coldiretti che vuole denunciare la grave crisi che attraversa il comparto e ricordare l’elenco delle vertenze irrisolte: mercoledì 1° febbraio manifesterà nelle strade di Cagliari. L’organizzazione di categoria ha ricordato di aver provato inutilmente a far arrivare nelle stanze del potere il grido di dolore di agricoltori ed allevatori, “denunciando i problemi, ma anche proponendo soluzioni concrete”.
Viene descritta una situazione di pesante difficoltà, in particolare per il settore ovicaprino, dove il problema principale rimane il prezzo del latte e la concorrenza sul mercato internazionale: “A pagare le inefficienze di chi non è riuscito ad organizzarsi per evitare questo tracollo sono i pastori, come sempre. Infatti il prezzo del latte è passato da 1 euro di fine campagna 2015 ai 0,55 centesimi di euro di questa campagna”. Ma è crollato anche il prezzo del grano: se nel 1976 un agricoltore riceveva 48mila lire per un quintale di grano, nel 2016 riceve 20 euro e solo nell’ultimo anno il prezzo è passato da 30 a 20 euro.
E poi, il costo dell’acqua (incide per il 70% nei costi di un’impresa agricola), il proliferare di malattie animali croniche, le minacce della fauna selvatica, la lentezza burocratica coi ritardi nei pagamenti dei contributi comunitari (fondi Pac), la mancanza di un ente pagatore sardo e l’incapacità cronica di spendere i soldi europei, che finiscono per mettere in ginocchio le aziende, arrivate ad avere un’indebitamento nei confronti delle banche stimato in circa 800 milioni di euro.
“L’agricoltura sarda è ormai sull’orlo del baratro con gli operatori stretti nella morsa dei debiti – ha commentato il capogruppo regionale Udc, Gianluigi Rubiu – Il prezzo del latte al ribasso è solo l’ultimo campanello d’allarme. Il settore ovicaprino ha lanciato l’allarme sulle possibili speculazioni. Si tagliano in modo unilaterale i compensi agli allevatori sotto ricatto. Si promuova un bando di sostegno degli indigenti, con il ritiro delle eccedenze del pecorino romano”.
“Uno dei grandi problemi è quello dei premi comunitari – ha aggiunto l’esponente centrista, che ha annunciato la sua presenza alla manifestazione – Il comparto non è più in grado di reggere i ritardi dei pagamenti stimato in decine di milioni di euro. I coltivatori e pastori inoltre non possono sopportare le lungaggini sulle risorse comunitarie che non arrivano, i bandi regionali che non partono, una burocrazia farraginosa, complessa, impossibile da combattere. La politica dei professori sembra ignorare le emergenze delle campagne, con quasi quarantamila agricoltori ormai allo stremo. Non è possibile lasciare al loro destino il futuro di migliaia di aziende. E’ una maggioranza incapace di dare risposte al comparto”. (red)
(admaioramedia.it)