Soddisfatta dai risultati ottenuti in occasione dell'Expo, Coldiretti Sardegna rilancia: “Le aziende sarde sono pronte per esportare la carne di maiale. Non ha più senso il divieto per il termizzato e per la lunga stagionatura. Bisogna cambiare metodo incoraggiando e premiando le aziende, permettendogli di vendere il prodotto anche oltre i confini sardi, dove la grande distribuzione è pronta ad acquistarlo”.
Dopo 1.248 giorni di embargo della carne suina dall'Isola, lo scorso il 13 aprile c’è stata la firma di un Protocollo di intesa tra il Ministero della Salute e la Regione per inviare i porcetti termizzati all’esposizione mondiale per la degustazione, ma esclusivamente all'interno della manifestazione milanese. Un accordo talmente rigido da prevedere che i lotti eventualmente non consumati durante l'Expo vengano smaltiti lì o rispediti in Sardegna secondo procedure stabilite.
“Adesso è necessario fare un passo in avanti e consentire la libera circolazione della carne di maiale termizzata e pure quella a lunga stagionatura – ha chiesto il presidente di Coldiretti, Battista Cualbu – Per arrivare in Expo i suini termizzati hanno superato positivamente tutti i controlli possibili e immaginabili. Stiamo parlando di un prodotto sano, controllato e addirittura sterilizzato”.
Attualmente, la carne cotta a 80 gradi al cuore e i salumi senza osso con almeno 140 giorni di stagionatura, oppure con 190 giorni con osso, si possono esportare anche dai siti come la Sardegna dove è presente la peste suina. Coldiretti rimarca che in Sardegna ci sono 10mila aziende suinicole con standard superiori alla media europea che producono ogni anno circa 1milione di porcetti nel rispetto delle regole, dando lavoro a circa 2.500 persone.
“Non possiamo tornare indietro, sarebbe una bocciatura per chi lavora seriamente – ha sottolineato il direttore di Coldiretti, Luca Saba – Abbiamo aziende all'avanguardia, innovative, dotate di alta tecnologia che rispettano queste norme sia con il termizzato che con lo stagionato. Ed abbiamo potenzialità economiche ed occupazionale che non si possono continuare a fermare”. (red)
(admaioramedia.it)
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