Il 2017 si prefigura come un anno molto negativo per le api a causa dei grossi cambiamenti climatici: la gelata primaverile ha bloccato la fioritura delle piante e la successiva siccità ha poi peggiorato la situazione, rischiando di pregiudicare anche la produzione dei prossimi anni.
Si stima che le api siano responsabili di circa il 70% dell’impollinazione di tutte le specie vegetali viventi sul pianeta, garantendo circa il 35% della produzione globale di cibo: un vero e proprio mezzo produttivo per l’agricoltura, perciò non si può trascurare la rilevanza economica di questo fenomeno a livello mondiale. Sono 45mila gli apicoltori italiani con un totale di 1,2 milioni di alveari sparsi per le campagne ed un fatturato stimato di 150 milioni di euro: quest’anno sono state prodotte 10mila tonellate di miele (-50% rispetto alla media degli scorsi anni) e sono state importate oltre 7 tonnellate dall’Ungheria e dalla Cina, tanto che nei supermercati 2 barattoli su 3 sono di orgine straniera. Anche in Sardegna i dati sono drammatici visto e considerato che gli scorsi anni la produzione interna ammontava a 15mila quintali, mentre la produzione del 2017 è stata dimezzata a 7mila, non riuscendo a soddisfare il fabbisogno regionale.
Sono circa 2.700 gli apicoltori sardi iscritti nella banca dati apistica, per un totale di alveari pari a 60mila: il miele locale raramente si trova nelle grandi distribuzioni ed il prezzo medio al chilo è di 10-11 euro, per un fatturato complessivo del settore di 11 milioni di euro.
“Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità – spiega Giovanni Murru, presidente di Coldiretti Oristano – Occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta. Ancora meglio se consumiamo prodotti locali, rivolgendoci direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica e verificando con attenzione le etichette.”
Infatti, la parola “Italia” deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto sul territorio nazionale, mentre nel caso di miele proveniente da più Paesi dell’Unione europea, l’etichetta deve riportare “miscela di mieli originari della Ce”. Nel caso di Paesi extracomunitari vi sarà l’indicazione “miscela di mieli non originari della Ce”, mentre se si tratta di un mix ci sarà scritto “miscela di mieli originari e non originari della Ce”.
Nonostante i dati negativi, il miele sardo è stato premiato al più importante concorso dell’eccellenza apistica italiana “Grandi mieli d’Italia” di Bologna: il miele dell’azienda “Monte Arci” e quello prodotto in località “S’enna de sa giara”, entrambe a Marrubiu; il miele di cardo prodotto a Paulilatino in località “Pischina ruja”; premiata anche l’azienda “Arbarè” di Simaxis e il miele di corbezzolo prodotto a “Ghenna ‘e pettene” ad Allai.
L’associazione Apiaresos, intanto, ha annunciato la seconda edizione del corso di introduzione all’apicoltura tenuto da quattro apicoltori con un’elevata esperienza, un docente e due ricercatori universitari, due docenti Unaapi e un veterinario Asl. Il corso prevede un test di entrata ed un esame finale teorico/pratico ed avrà una durata di 80 ore da svolgersi il sabato dalle 9 alle 13. L’inizio è previsto per dicembre 2017 (fino a giugno 2018) e gli interessati dovranno inviare una mail con la domanda di iscrizione ad Apiaresos, scaricabile da internet.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)
One Comment
Lidia Garau
Un articolo molto interessante!dopo lo scandalo del miele prodotto in cina in laboratorio!dobbiamo essere certi di ciò che mangiamo!!!!