La conservazione e l’alimentazione della memoria culturale è ovunque, in questo millennio da social network, sempre meno importante nelle priorità politiche e nei pubblici investimenti, in quest’ottica è meraviglioso che a Cagliari, in ritardo di qualche secolo, si stia cominciando a ragionare di alta formazione artistica.
Fino a prima delle elezioni Comunali, la sensazione era che l’Amministrazione comunale fosse più attratta dal vibrare delle nuove tecnologie, sembrava che il futuro da progettare non avesse nulla a che vedere con il passato, che insieme alla cultura residente parevano letti non come forza attiva e una riserva energetica artistica, culturale e morale dalla quale attingere. Prima di queste elezioni cagliaritane, pareva che l’alta formazione artistica avesse senso solo in un’ottica privata, nel nome delle risorse economiche sembrava anche non finanziabile perché non produttrice di reddito (che follia). Altro bel segnale di queste Comunali è la convergenza sul tema, tra i motivi che hanno osteggiato l’Accademia di Belle Arti di Cagliari, finora, c’è stata proprio l’autonomia isolana, che ha sempre alimentato conflitti tra enti e istituzioni: Sassari contro Cagliari, comune contro comune, governi regionali contro governi comunali, governi contro opposizione e via dicendo. La questione Accademia di Belle Arti, per la prima volta nella storia dell’Isola, comincia a essere letta politicamente in uno scenario complesso dal quale si esce soltanto attraverso una visione comune di autonomia e autodeterminazione artistica e culturale.
L’alta formazione artistica assente a Cagliari non può essere una questione legata a equilibri politici, di potere politico regionale. Non può esserlo in una regione a Statuto autonomo come la Sardegna, che nel nome di questo, negando l’alta formazione artistica a Cagliari, ha negato l’articolo 9 della Costituzione italiana (“La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della nazione”). Di quale nazione unita si è preso atto nei settant’anni di statuto autonomo, se si è arrivati nel 2019 con l’unica città metropolitana priva di pubblica alta formazione artistica? Autonomia in Italia, come in Europa, vuole e voleva dire tensione verso l’unità di possibilità, armarsi della propria storia dell’arte per costruire una propria identità da esportare, voleva dire cittadinanza, non microconflitti locali che negano l’altro. L’autonomia isolana, in questo campo, ha sradicato in settant’anni la stessa unità culturale, identitaria artistica isolana, una secessione tra nord e sud dell’Isola, dove l’alta formazione artistica si è fermata a Sassari nel nome di Cossiga (possibile?).
In una pessima campagna elettorale, un segnale bello che fa bene sperare verso il futuro è proprio quello sull’alta formazione artistica a Cagliari per porre a sistema culturale la propria memoria e storia dell’arte residente comune.
Domenico Di Caterino
(sardegna.admaioramedia.it)