Mi piacerebbe venisse fatta una campagna divulgativa per l’abolizione di tutti gli stigmi sociali, che sarebbe utilissima alle tante belle iniziative destinate all’educazione nel rispetto del prossimo.
Sarebbe bello che nessun frequentatore di talk televisivi indicasse con la locuzione “sembri un down”, atteggiamenti riferibili all’essere umano, così come mi piacerebbe che nessun politico apostrofasse dal palco di un comizio i propri avversari politici definendoli “autistici”. Insomma, servirebbe semplicemente maggiore rispetto verso tutti, anche coloro che vivono un differente approccio alla quotidianità, nella scuola come nello sport, e per chi riesce perfino nel lavoro. In fondo, basta poco: una maggiore attenzione nel parlare e soprattutto la disponibilità a dismettere i panni di esseri giudicanti.
Avete idea di quanto possa soffrire un ragazzo diversamente abile quando lo si indica o lo si riconosce con il nome della patologia che lo ha colpito? Conoscete il suo grado di consapevolezza rispetto alle dinamiche lessicali che lo circondano? Io sì e vi assicuro che non è semplice trovare giustificazioni. Se poi voleste davvero conoscere la vita vera dietro queste parole, scoprireste un mondo di sentimenti e di relazioni a voi sconosciuto, ma straordinariamente bello. Poche volte le diverse abilità riguardano il mondo delle emozioni, ma ormai sempre più spesso l’uso di un linguaggio corretto.
Biancamaria Balata
(admaioramedia.it)