A Sassari una ‘tartaruga’ dipinta per coprire le poche idee (Biancamaria Balata)

Mi ricordavo di Donatello, di Raffaello, di Leonardo… le simpatiche tartarughe ninja dei cartoni animati che piacevano alle mie figlie, ma quella dipinta sulla facciata dell'hotel Turritania mi suscita emozioni assai differenti. La città di Sassari come le periferie newyorkesi, colori a ricoprire muri grigi scrostati da anni di abbandono, da incuria e ancor peggio da mancanza di idee.

Tempo fa, un vecchio amico amministratore mi disse a proposito dei lastricati cittadini mal tenuti, che spesso un bel manto d'asfalto era servito a coprire le nefandezze e soprattutto le poche idee dei politici nostrani. Ecco, vedendo la tartaruga giganteggiare sulla città di Sassari mi tornano in mente quelle parole.

Un po’ di colori, un soggetto ‘politicamente corretto’ con la natura che prende il sopravvento sul ‘mostro’ inquinante, e il gioco è fatto. Consolidare attraverso un disegno la certezza del degrado sottostante. Ma da un'Amministrazione cittadina senza idee, all'eterna rincorsa del gradimento popolare, tra sagra della gioghitta e festival dello zimino non ci si poteva aspettare di più. Ma Sassari non era città di cultura, patria di statisti, di letterati e di grandi pittori? Una volta il riferimento culturale della città era l'Università e persino qualche ‘Sagrestia Illuminata’, vi era un'elite d'intellettuali che in qualche modo riusciva ad influenzare in modo positivo le scelte culturali, ma evidentemente non sono più quei tempi, e altri sono i riferimenti…

“La tartaruga un tempo fu un animale che correva a testa in giù, come un siluro filava via che ti sembrava un treno sulla ferrovia…" (di Bruno Lauzi, “Lo Zecchino d'oro”)

Biancamaria Balata – Ozieri

(admaioramedia.it)