Egregio direttore,
stimolata dal dibattito aperto sul futuro di Quartu con l’invito di Fratelli d’Italia e l’intervento successivo di Antonello Picci, le chiedo di accogliere nel suo giornale anche questo contributo. Appartengo ad una generazione ibrida, quella dei trentenni. Quella che negli anni ’60 era già adulta e che oggi invece è sempre più distante da un’autonomia individuale legittima e sperata. Io sono fra quelli dunque che sente ancora propri i problemi e gli slanci del mondo dei ragazzi.
I giovani in quanto tali hanno il dovere di avere tante aspettative dalla vita e dalla città in cui vivono; ma un centro come Quartu si presenta confuso, spento e non all’altezza, sempre più relegato al ruolo di città dormitorio. Perché a differenza di altri piccoli centri della Sardegna, non si valorizzano tradizioni culturali e culinarie, non si valorizzano pittori e scultori cittadini? La risposta può essere semplice: perché non le si ritiene abbastanza importanti da investirci. Perché invece non si alza l’asticella cambiando la prospettiva e si parla di creazione di polo universitario, impianti sportivi, laboratori d’arte d’impresa e di tecnologia, centri di aggregazione e formazione, borse di studio per l’internazionalizzazione? I perché che ci si potrebbe porre sono tantissimi, ma perché le amministrazioni varie ed eventuali non se ne pongono nemmeno uno? C’è un mondo pronto a partecipare attorno ad un progetto serio, innovativo, basta solo saperlo comprendere ed interpretare. Ognuno deve fare la parte che gli spetta.
Alice Vacca – Psicoterapeuta
(admaioramedia.it)
3 Comments
webnauta59
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Mallus Marco
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