Ho appena votato per la prima volta presso il seggio elettorale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna, di cui faccio parte come pubblicista. Appena sono arrivato ho pagato la tassa annuale e mi sono recato al seggio dove mi è stata porta la scheda elettorale.
Mentre mi accingo a scrivere, subito una segretaria mi propone un nome da votare come revisore dei conti, al che io le ho chiesto cosa intendesse esattamente, e lei mi ha risposto che, se volevo, potevo votare quel nome. Al che io le ho detto: “Mi sta dando un’indicazione di voto?”. Lei risponde: “Sì, se vuole”. Ok! La mia attenzione si rivolge di nuovo alla scheda elettorale e con mia sorpresa non ci sono da apporre solo due nomi (me ne ero erroneamente preparati solo due) ma tre, quindi chiedo agli scrutatori la lista ufficiale dei candidati (che dovrebbe comprendere, in questo caso, tutti i pubblicisti), ma essi mi hanno risposto che non ve n’era e mi hanno passato un bigliettino un po’ sgualcito dove c’era scritto: “Per il consiglio direttivo: Priamo Tolu, Gianmario Sias, Mario Girau. Per il revisore dei conti: Francesco Fiori”.
Quindi ho chiesto agli scrutatori se questi erano i candidati 'ufficiali', e quasi tutti mi hanno risposto che si erano candidati solo loro. Ho terminato la mia votazione e ho inserito la scheda nell’apposita scatola. Ho salutato e me ne sono andato. Appena ho messo piede fuori dalla sede dell’Ordine ho chiamato un collega e gli ho chiesto se tutto questo era normale e lui mi ha risposto che è sempre stato così. Io gli ho detto che avrei scritto per far conoscere questa situazione e lui mi ha risposto che non me lo avrebbe pubblicato nessuno. Allora ho deciso di scrivere per raccontare la mia prima giornata di voto all’Ordine dei giornalisti della Sardegna. Mentre sedevo in macchina mi sono venute in mente le parole del presidente uscente, Filippo Peretti, in occasione della relazione di fine mandato: “La crisi sta indebolendo il sistema complessivo dell’informazione, spetta innanzitutto ai giornalisti il compito di difendere e rafforzare l’autonomia e il ruolo di una professione essenziale in un sistema democratico”.
Allora ho pensato che il miglior modo per difendere e rafforzare l’autonomia e il ruolo del giornalisti sarebbe innanzitutto quello di eleggere normalmente chi assume il compito di dirigere l’Ordine, in questo caso a livello regionale. Se le elezioni non vengono eseguite a norma di legge, e quindi non viene eletto democraticamente il direttivo dell’Ordine, difficilmente si potrà parlare di “sistema democratico”, tanto meno di difesa e rafforzamento del ruolo di giornalista.