Com’era ampiamente prevedibile, l’arrivo dell’alta pressione da un lato e le sciagurate decisioni del Governo nazionale dall’altro, hanno contribuito alla ripresa degli sbarchi di immigrati clandestini sulle coste sud occidentali della Sardegna.
I primi 5 migranti sono stati rintracciati ieri dai Carabinieri di Carbonia sul tratto di costa compreso tra Maladroxia e Capo Sperone e qualche ora più tardi la Guardia costiera ha intercettato un altro barcone a 20 miglia al largo di Capo Teulada con 20 clandestini a bordo: tutti uomini adulti, per fortuna, senza donne o bambini, la cui presenza avrebbe pesato sulle già difficili operazioni legate all’accoglienza. L’incerto barchino è colato a picco durante le operazioni di trasbordo degli stranieri, poi accompagnati al Porto canale di Cagliari per le visite mediche di rito e le procedure di identificazione a carico della Questura.
Uno dei migranti, identificato per essere lo scafista è stato arrestato, ma il suo fermo rappresenta una magra consolazione. Infatti, come abbiamo già avuto modo di ricordare, non gli scafisti (spesso essi stessi migranti ai quali in cambio del servizio di guida sono stati abbuonati i 2.000 dollari della traversata), ma semmai i trafficanti, che se ne rimangono nei luoghi di partenza, sono i veri criminali responsabili del traffico di esseri umani. Per essi, il ‘geniale’ ritorno a Mare Nostrum deciso dal governo renziano e l’appoggio delle marinerie europee alle nostre navi militari nel recupero a mare dei migranti è quanto di meglio potevano aspettarsi: i loro affari stanno infatti registrando un forte incremento. Tuttavia, la situazione che va delineandosi è sempre più preoccupante, solo che si pensi che nei giorni a venire, seguiranno, molto probabilmente, altri sbarchi, favoriti dal bel tempo, a fronte di una situazione dell’accoglienza che nella nostra Regione è a dir poco drammatica.
I prefetti, sui quali il Governo ha scaricato la gestione dell’emergenza immigrati, sono costretti a fare acrobazie per reperire nuove strutture di accoglienza che, visto l’andazzo, non bastano mai. Ma è il tessuto sociale sardo che si mostra sempre meno capace di assorbire il peso sociale ed economico di questa marea umana. I parcheggi dei supermercati sono strapieni di immigrati, chiese ed incroci sono presi d’assalto da una marea di disperati costretti a fare i turni. Non c’è speranza di soluzione, anzi… Molti si chiedono: “Ma dove vanno a finire queste decine di migliaia di immigrati dopo aver ottenuto una qualche forma di riconoscimento?”.
Pensare che trovino lavoro e si integrino è pura fantasia. Come si dice, non c’è trippa per gatti; e così vediamo che una minima parte abbandona i confini nazionali, ma la maggioranza rimane a vagabondare, vivendo alla giornata, senza prospettive. Va da sè che uno dei possibili sbocchi è quello delinquenziale, favorito proprio dall’assenza di prospettive, di lavoro e di reddito. Fino a poco tempo fa la delicata fase della cosiddetta ‘seconda accoglienza’ degli immigrati era a carico degli enti locali, comuni in primo luogo. Poi il Governo, raccogliendo le proteste vibrate dei sindaci, già impoveriti dalla crisi economica, ha deciso di spostare il carico di questa fase sul circuito Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati), che pur essendo anch’esso un servizio gestito dagli enti locali, in particolare dalle province, è però finanziato con fondi statali. Ovviamente anche il Sistema Sprar oggi è al collasso…
Tutto ciò che sta accadendo ha del surreale perchè di fronte alla prospettiva tutt’altro che fantasiosa che un milione di migranti raggiunga a breve le nostre coste, nessun intervento di contenimento arriva dal Governo, tutto concentrato sull’approvazione dell’Italicum, la nuova legge elettorale.
Controverso
(admaioramedia.it)