Secondo un’elaborazione del Centro studi dello Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) e deIl’Opi Carbonia-Iglesias, in base agli anni di anzianità lavorativa e dell’età anagrafica degli infermieri dipendenti del servizio sanitario nel territorio del Sulcis Iglesiente ed afferenti alla Assl Carbonia (1.770 dipendenti, di cui 488 inferrnieri e infermiere pediatriche), con ‘quota 100’ si perderebbero 16 infermieri nella azienda di Carbonia, 4.605 in Sardegna ed oltre 21.000 su base nazionale. A prescindere dall’ipotesi ‘quota 100’, calcolando in base agli anni di anzianità lavorativa ed all’età anagrafica a fine 2018, verrebbero a mancare 630 infermieri in Sardegna e 13 infermieri nella Assl di Carbonia.
“E’ evidente – ha commentato Graziano Lebiu, presidente Opi di Carbonia-Iglesias – che l’uscita dalla professione attiva per ‘quota 100’ nel 2019, ma in prospettiva anche per le previsioni delle quiescenze nel 2020, deve essere immediatamente compensata con nuove assunzioni e sostituzioni. Questo al di là delle ragioni dell’economia e del governo della politica nazionale e regionale, anche perché in Sardegna il trend allarmante sul depauperamento delle risorse professionali per rispondere ai diritti del cittadino del Sulcis lglesiente sconta ancora il blocco del turnover e il suo parziale superamento e le carenze gravissime nelle dotazioni organiche attuali. Servizi già al limite di autonomia e funzionalità non potranno che ricadere sulle fragilità degli assistiti e caratterizzate da importanti forme di cronicità, età il più delle volte avanzata, non autosufficienza”.
La previsione di soluzioni entro il 2021 per il fabbisogno di professionisti è perciò anticipata di un triennio: “Non possiamo attendere dilazioni nel reclutamento di infermieri. Ognuno che mancherà rappresenta un reale e imminente pericolo per assistenza, servizi e soprattutto cittadini-utenti.pazienti-famiglie: il sistema non funziona senza infermieri e con 29/46 unità in meno il codice rosso per il servizio sanitario è annunciato”.
Il rapporto infermieri-pazienti era già ai limiti prima dell’ipotesi ‘quota 100’, infatti gli studi Oms e Ocse hanno evidenziato che riducendo il numero di pazienti assistiti da un infermiere (rapporto ideale per abbattere la mortalità del 20% sarebbe 1/6) l’assistenza migliora e si riduce il rischio: “Ora – prosegue il documento dell’Opi – con questa ulteriore emorragia di professionisti la situazione si aggrava. Al Governatore della Regione prima e poi al Direttore dell’Ats Sardegna chiediamo senso di responsabilità e azioni concrete per far fronte all’emorragia di personale che si realizzerà nel nostro territorio”. (red)
(sardegna.admaioramedia.it)