Mentre lo spoglio ‘infinito’ prosegue senza novità di rilievo, il tempo passa e si resta in attesa della proclamazione degli eletti, vergognosamente in ritardo. Intanto, Massimo Zedda ha finito di sfogliare la ‘margherita’, scegliendo di stare nei banchi della Regione. Ufficialmente per assumere il ruolo di capo dell’opposizione, in realtà il ‘giovane e quasi sempre vincente’ ex sindaco è ormai cresciuto e, giustamente, deve pensare al suo futuro. E’ interessante vedere come riuscirà a guidare un centrosinistra con la maggioranza dei consiglieri che non appartengono al partito a lui più vicino: 8 su 17 sono dell’egemone Partito democratico, 2 ciascuno di Leu, Campo progressista (che dovrebbe essere la lista di riferimento di Zedda), Noi la Sardegna, Futuro comune ed uno per Sardegna in comune.
Nonostante la ‘paralisi’ politica, in campo sanitario, in nome degli ‘impegni amministrativi’, si continua a ‘manovrare’ più con lo sguardo rivolto alla straordinarietà (la loro…) che per compiere atti di normale amministrazione, in attesa delle scelte della nuova Giunta regionale. Perciò, per il presidente Solinas e per colui che sarà designato assessore della Sanità le questioni da affrontare stanno aumentando. Seppure, ci saranno delle priorità, alcune molto attese da operatori sanitari e cittadini.
A cominciare dall’abolizione della azienda sanitaria unica regionale (Ats), con la prevedibile istituzione di almeno tre Asl, e la fine dei ‘presidi unici’, frutto dell’intellighenzia sanitaria che ha sostenuto l’assessore Arru ed il manager Moirano, che, coincidenza, ha consentito di trovare un ‘posto al sole’ ad alcuni sodali per i prossimi cinque anni di governo del centrodestra. Infatti, ogni Presidio deve avere la propria Direzione sanitaria con conseguente ricollocazione di direttori alle loro vecchie sedi di appartenenza. Tra le novità, sarà interessante valutare la possibilità di istituire, all’interno dell’Assessorato, una commissione che si occupi della committenza ed, eventualmente, di tutto il personale sanitario con la gestione di bandi e concorsi, ma in stretta collaborazione con l’amministrazione delle nuove Asl.
Occorrerà rivisitare la riforma della rete ospedaliera, peraltro ancora priva del parere definitiva del Ministero, ed approvare una riforma dell’assistenza territoriale, fondamentale per modellare una vera riforma che riguardi gli ospedali; valutare l’utilità dell’Areus come azienda autonoma, preferendo, magari, un supercoordinamento regionale delle due centrali 118 di Cagliari e Sassari e dell’elisoccorso; abolire lo status di ‘stabilimento’ per i presidi San Michele Brotzu, Oncologico Businco, Microcitemico Cao, con restituzione del titolo più idoneo di ospedali e, data la loro differente mission, progettare una separazione ‘consensuale’, anche perché, a distanza di due anni, un accorpamento vero e proprio non si è mai realizzato.
Per quanto riguarda, la sanità cagliaritana, fin troppo trascurata dalla Giunta Pigliaru, bisogna intervenire sul destino dell’Ospedale Marino, dato per ‘morto’ due anni fa, che invece, seppur in condizioni disastrose, ha continuato a garantire un’ottima assistenza sanitaria, e sul restyling del San Michele Brotzu che, nonostante le intemperie di questi anni, ha continuato a rappresentare il più elevato e sicuro punto di riferimento per tutti i pazienti sardi. Infine, non va trascurato il blocco e/o la revoca delle deliberazioni fatte a ridosso delle elezioni o addirittura dopo il 24 febbraio, data della sconfitta del centrosinistra, evidentemente prive del carattere d’urgenza.
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(sardegna.admaioramedia.it)