La Sardegna, con i suoi tre milioni di capi ovini e quasi tre milioni di litri conferiti all’industria lattiero casearia, è la ‘Capitale del latte’ del nostro Paese.
Oggi, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si trova nella nostra regione ed è l’occasione per chiedere che la questione ‘latte sardo’ sia inserita ai primi posti dell’agenda politica del Governo. Le immagini di questi giorni dei pastori, che per questa giusta battaglia sul prezzo del latte gettano a terra migliaia di litri di latte, toccano molto le emozioni e la storia di ciascuno di noi perché in Sardegna il motto tottu semus pastores non è un semplice slogan: ogni sardo ha un padre, un fratello, un antenato o un discendente, pastore. E vedere il latte a terra fa male e dispiace, però serve perché grazie a questa immagine di impatto si è riusciti a sollevare la questione latte a livello nazionale. Per un pastore buttare il latte a terra equivale a tagliarsi le vene e gettare il proprio sangue. Ma se si è arrivati a questo gesto è evidente che oggi la situazione nelle campagne sarde è veramente drammatica.
E in Sardegna se stanno male i pastori stanno male tutti gli altri comparti ad iniziare dal commercio. Ecco perché questa protesta è sentita anche dai sardi che non lavorano in campagna. La crisi dei pastori è un dramma sociale ancor prima che economico e quando un dramma è sociale ed è cosi esteso spetta alla politica il dovere morale di facilitare il raggiungimento di un accordo tra gli attori della filiera che consenta di avere un prezzo del latte ad un euro più Iva, la soglia minima di dignità. Serve celerità e decisioni urgenti ed immediate.
Daniele Maoddi
(admaioramedia.it)