Non sono bastate due leggi dello Stato, istitutive della “Giorno del Ricordo” e del reato di ‘negazionismo’, per cominciare a stabilire la verità storica e rendere giustizia agli italiani che morirono nelle foibe (dai 12 ai 15.000 secondo gli ultimi dati) e a quelli (più di 300.000) che furono costretti nel primo dopo guerra ad abbandonare affetti ed averi per disperdersi in altre regioni italiane e nel mondo.
Non sono bastate nemmeno le parole di tre presidenti della Repubblica – Ciampi (“quei drammatici avvenimenti fanno parte della nostra storia nazionale”), Napolitano (“vi fu un moto di odio e furia sanguinaria…che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica”) e Mattarella (“una pagina strappata nel libro della nostra storia”) – per intaccare il rivoltante sentimento negazionista ancora presente in una parte della sinistra italiana. Certo, il negazionismo assume espressioni diverse. C’è quello di una parte dell’Anpi, che prende le distanze con imbarazzo e a posteriori da posizioni che parlano delle foibe come “falso storico”, e c’è quello più ‘leggero’ di quanti, per esempio in Sardegna con le manifestazioni di Sassari ed Alghero, la prendono molto alla lontana cercando di salvare una certa forma e parlando del ‘contesto’, ma tenendosi a debita distanza dalla verità.
Nelle due città sarde, e fa specie il caso di Alghero perché proprio lì arrivò un gruppo di esuli giuliani e dalmati in fuga dalle loro terre, gli eventi commemorativi sono stati affidati ad un ‘intellettuale’ piemontese che si autodefinisce “storico free lance”, categoria di dubbio spessore culturale e di nessun valore accademico, autore di qualche volume che parla appunto del “contesto” di quel fronte di guerra, mettendo in secondo piano le responsabilità dell’esercito di Tito. Comunque sia, sempre di negazionismo si tratta. E, a proposito delle pagine strappate della storia nazionale richiamate da Mattarella, vogliamo segnalare quella delle centinaia di migliaia di italiani costretti all’esilio tra il 1943 ed il 1954. Ne parla con toni appassionati un bel libro di Dino Messina, costruito su racconti dei pochi protagonisti, testimonianze familiari e documenti ufficiali, dal titolo “Italiani due volte”.
Dalle foibe all’esodo: una ferita aperta della nostra storia. Altro che migranti, rifugiati politici, richiedenti protezione umanitaria, ius sanguinis e ius soli. Furono accolti come criminali di guerra, accusati di essere fascisti per “la vergognosa fuga dal paradiso dell’eguaglianza e della fraternità socialista”, scrisse “l’Unità”, quotidiano del Pci.
SardoSono
(admaioramedia.it)