Due pianeti, due lingue e due prospettive incompatibili a una distanza che rischia di essere divenuta incolmabile. A poche settimane dalle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale della Sardegna, il popolo sardo e la sua classe politica sembrano vivere due vite incompatibili nello scenario plastico di due universi inconciliabili.
Un contrasto insanabile tra candidati al governo di via Roma e cittadini-elettori che non promette niente di buono, marcando una distanza quanto mai siderale tra le aspettative legittime di chi attende finalmente risposte e soluzioni alle avversità di decenni e chi invece si adopera e si affatica in una zuffa di parole sempre uguale a se stessa e sempre banale, una montagna di aria fritta fuori dal tempo, dalla realtà e dalla stoica pazienza dei sardi. Chiunque abbia a cuore le sorti della seconda isola del Mediterraneo e della sua gente fiera e laboriosa non può dirsi in cuor suo davvero sereno e meno che mai fiducioso sull’esito delle prossime elezioni, quale che ne sia il risultato. D’altronde non potrebbe essere altrimenti, in un clima generale di sfiducia e disillusione che si respira come non mai ovunque, per strada e negli uffici, nei bar e nei negozi, tra gli animi sfiduciati e i cuori delusi di sempre e perfino negli spiriti più propositivi e ben disposti verso il domani.
Le avvisaglie di questo pericoloso distacco tra cittadini e classe dirigente non mancano. Ultimo segnale inequivocabile in ordine di tempo è il clamoroso flop delle cosiddette ‘regionarie’ Cinquestelle: la miseria di appena 1.453 voti espressi nella consultazione per decidere il prossimo candidato alla presidenza della Giunta di via Roma. Un appuntamento che non più tardi di un anno fa avrebbe suscitato ben altri entusiasmi e stimolato un dibattito con ben altri riscontri tra gli iscritti a un movimento d’opinione capace di riscuotere dal niente nell’Isola un successo senza precedenti. A leggere la cronaca politica sulla stampa locale e sulla rete vien da chinarsi all’evidenza di una politica che non ha più granché da dire, e casomai l’avesse non riesce di certo a veicolare contenuti degni di questo nome. Mancano spunti creativi, idee convincenti, progetti seri e credibili, proposte capaci di incoraggiare un vero processo di identificazione tra elettori e leader candidati a rappresentarli.
Quello che piove sulla testa dei sardi è il solito temporale di slogan, promesse vuote e irrealizzabili, accuse a vanvera e provocazioni fini a se stesse. A mancare sul serio è una vera campagna elettorale, l’attesa di un appuntamento con le urne in cui nessuno sembra più riporre speranze e che nessuno sembra più attendere con una qualche speranza di cambiamento. Un cambiamento che pure è in cima ai pensieri del popolo sardo, dei suoi tanti disoccupati, dei suoi giovani senza speranze, dei suoi imprenditori indomiti eppure scoraggiati e delle tante realtà produttive dimenticate e lasciate da sole al proprio destino.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)
One Comment
Massimo Lampis
il popolo ci sara’ e mandera’ a casa questi incompetenti che stanno finendo di rovinare la sardegna e il popolo SARDO.