Per capire perché Cagliari, ancora nel 2018, sia priva di un’Accademia di Belle Arti potremmo, forse, partire dal Rinascimento toscano, da quel momento dove altrove in Italia (e in Europa) gli artisti passavano dalle botteghe alle corti, determinando la nascita dell’Accademia.
Mentre altrove accadeva questo, a Cagliari vi era una bottega, una bottega ribattezzata scuola dalla storia dell’arte locale, ma oggi sarebbe da leggere come una piccola impresa a conduzione familiare: se di scuola si può parlare, si può parlare di scuola privata. La famiglia di pittori rinascimentali cagliaritani, è la famiglia Cavaro di Antonio Cavaro. La bottega venne avviata da Lorenzo, figlio del pittore, con Gioacchino Cavaro. Uno dei Cavaro, Pietro Cavaro, forse nipote di Antonio, forse figlio di Lorenzo o Gioacchino (che secondo qualcuno potrebbe essere anche il ‘Maestro di Castelsardo’), era iscritto nell’associazione dei pittori di Barcellona nel 1508, dove un’Accademia era presente dal Quattrocento.
Insomma, una storia e una vicenda pittorica che sembra quasi privata. A Pietro succedette Michele Cavaro, che morì sindaco di Stampace e, con qualche conflitto d’interesse, curò forse gli interessi della scuola e bottega, ma non si adoperò per porre in essere un’Accademia, come fecero invece i Caracci a Bologna nello stesso periodo storico. Morto lui, morì la scuola di Sant’Avendrace, nella quale si distinse Antioco Mainas, il più talentoso e popolare degli studenti a bottega, con un cognome diverso.
Domenico Di Caterino (nella foto “Il Seppellimento” di Pietro Cavaro)
(admaioramedia.it)