L’amico Mimmo Di Caterino, anche nel suo intervento “Cagliari: senza adeguata formazione artistica il senso estetico resterà un privilegio di classe”, prosegue una giusta battaglia pro-Accademia a Cagliari, che, come ho detto già altre volte, si giustifica per il fatto che le Accademie ci sono in altre città e quindi anche Cagliari la deve avere.
Che poi la presenza possa influire più di quanto ha fatto il Liceo Artistico è almeno discutibile. Per restare in Sardegna potrei rispondere che basta vedere quale è la situazione a Sassari. Se poi ci spostiamo sullo stivale, allora la domanda potrebbe riguardare città come: Catania, Firenze, L’Aquila, Bari, Catanzaro o Reggio, Siena, Roma, Milano, dove le arti visive vivono una marginalità simile a quella cagliaritana con leggere differenze in meglio o peggio, che non cambiano molto la realtà per ciò che riguarda l’indifferenza del cittadino medio nei confronti delle arti contemporanee.
Alle considerazioni sulla situazione artistica delle città metropolitane senza Accademia potrei rispondere che basta osservare nella realtà e nelle varie espressioni della rete quale è lo stato di attenzione da parte dei cittadini di tutte le sfere sociali nei confronti di ciò che gli artisti più aggiornati propongono. Oppure, esaminare il corpo docente di molte Accademie italiane, un buon osservatorio sono le commissioni per la legge del 2%, quando viene applicata, e verificare chi sono i vincitori di molti concorsi e controllare i facenti parte delle commissioni, dopo osservare le ‘opere’ destinate al cosiddetto decoro urbano.
Per modificare la terribile distanza tra pubblico medio e Arte ci vuole ben altro, un ben altro tutto da inventare. Nel mentre la Lombardia corre dietro, quando va bene, a Umberto Lilloni e quando scendi un pochino arrivi al ciarpane del Giovan Francesco Gonzaga. A Roma stessa cosa con Giovanni Omiccioli o Eliano Fantuzzi, sali un pochino e puoi arrivare a Mario Mafai. Vogliamo passare per Napoli? La situazione la conosci tu meglio di me, però credo la situazione non sia molto diversa. In Sardegna corrono ancora dietro l’ultimo pezzetto di carta scovato in soffitta, firmato Giuseppe Biasi, nonostante l’Accademia sia a Sassari, città natale di Biasi e di Sironi – ma per questa nascita la colpa forse va individuata in qualche corsa del piroscafo venuta a mancare – con un esercito di artisti, importati dalla penisola e non tutti utili alla causa. Nonostante questo, vai a verificare i risultati sull’ambiente cittadino per ciò che riguarda l’estitica, il gusto del bello o del brutto, la consapevolezza dei linguaggi artistici, inventati e praticati non soltanto, o almeno non sempre per andare in sintonia con l’arredamento e i tendaggi. A Sassari il critico che ha il potere di proporre a livello mondiale gli artisti che rispondono, pagando, agli appelli di massa, ha trovato da anni un terreno fertile, con personaggi in grado di catapultare risorse economiche da Cagliari in favore della Accademia. Tutto ciò senza nulla togliere alla tua buona iniziativa.
Angelo Liberati
(admaioramedia.it)
One Comment
Mimmo Di Caterino
ANTIACCADEMICI CAGLIARITANI?
Caro Angelo, vuoi discutere seriamente, e allora discutiamo sul serio!
Cosa vuole dire oggi, nel territorio di Cagliari città metropolitana, il termine Artista?
A Cagliari come altrove, oggi, adattandosi alle logiche del mercato, e dell’industria culturale di massa, vuole dire identità creativa fluida, vuole dire sapere oscillare da linguaggio e un genere creativo ad un altro.
Le arti tutte oggi, complice la Rivoluzione digitale, oscillano tra diversi linguaggi di genere che inglobano, rivisitano e remixano.
La Scultura guarda la purezza formale del Design, il Design guarda la sintesi della comunicazione Grafica, la Grafica guarda la dinamica dei video, i video guardano la classicità della pittura e così via all’infinito.
Non potrebbe essere diversamente, nel mondo della circolazione gratuita dei linguaggi dell’arte multitasking, nel secolo di Google immagini, Instagram e di Contenti curation visual come Pinterest o Tumblr.
Questa divulgazione dissennata e indiscriminata, d’immagini e d’artisti, rende altissima la probabilità del falso storico dell’artista contemporaneo; alimenta la circolarità d’artisti privi di valore, che nel nome della fluidità del web, della voce del popolo, del cialtronismo dilagante, sostenuto da addetti ai lavori e intellettuali organici alle dinamiche del consenso del web e dei media di massa, alimentando leggendo con puntualità il vuoto d’arte e cultura verso il quale ci si sta dirigendo, e lo cavalcano senza ritegno.
Ci si entusiasma per il fenomeno Trap alla moda, si giustificano con citazioni e intellettualismi d’avanguardia artisti come Young Signorino scomodando Marinetti e i Futuristi, e nel nome di tutto ciò si abbatterebbero Istituzioni e Accademie.
Si scoprono antiaccademici, artisti Figurativi più Accademici dei peggiori Accademici; si paventano artisti che sembrano soltanto decoratori ornamentali da tappezzeria industriale; ci si presenta come Scultori contemporanei, quando in realtà si è Artigiani su committenza; tutto questo evidentemente condanna all’immobilismo.
A Cagliari, come altrove, la Rivoluzione Digitale va intermediata con didattiche e ricerche istituzionali mirate, a questo servirebbe un’Accademia di Belle Arti, altrimenti tutto è fazioso e dichiaratamente strumentale.
Un’Accademia di Belle Arti, è un moltiplicatore di fruizione di linguaggi dell’arte che utilizza i media integrati con qualche contenuto culturale in più, questo manca ad oggi a Cagliari per farne artisticamente una metropoli dell’Arte Europea, urge porre a sistema il prima possibile un’istituzione d’Alta Formazione Artistica, che sappia muovere la tradizione verso la ricerca artistica attraverso il tempo e la storia del futuro che verrà, urge pensare dinamicamente alla propria memoria.
Il problema Cagliaritano non è quello di ragionare in termini di mercato, il mercato è sgusciato dentro ciascuno di noi, dovunque e comunque, in maniera planetaria, globalizzata e interconnessa; la questione è alimentare attraverso l’Alta Formazione Artistica, figure che sappiano operativamente connettere e leggere la relazione tra etica ed estetica del fare; formare coscienza che sappiano guardare oltre le balle e le bolle economiche e finanziarie dei “mi piace” e dei follower; altrimenti il futuro dell’arte a Cagliari è già scritto: Artisti amatoriali che resteranno tali.
L’Accademia di Belle Arti è un nido d’arte, concepito ovunque nel mondo per attraversare tempi, storie, luoghi e mode.
Non si può delegittimare l’idea di un’Accademia di Belle Arti a Cagliari, nel nome della cultura artistica del LOL, dei video su YouTube e scambi d’opinione via social network, anche perché questa delegittimazione arriva da echi di boom economico che negli anni Settanta, confondevano il bene comune con l’individualismo egotico e narciso del mercato, negli anni Settanta era il mercato a colpire i simboli delle società evolute e lo faceva alimentando da destra come da sinistra interessi politici vari, che nulla avevano in comune con il bene comune.
Nella pratica l’alternativa all’Alta Formazione Artistica residente, sarebbe da individuare nel web e negli artisti improvvisati che si manifestano on line, e l’Alta Formazione Artistica a Cagliari nel Cagliaritano, oggi è un prodotto di nicchia accessibile soltanto a classi sociali superiori, questo bisogna trovare la forza e il coraggio d’ammettere, altrimenti a Cagliari resterà soltanto il livore e la frustrazione dell’arte e degli artisti locali, da consegnare a una tecnologia sempre più interattiva e in cerca di consenso di mercato.