Sento spesso, negli incontri pubblici, persone che vorrebbero la Sardegna, Cagliari in particolare, con i negozi come quelli di Roma, le tapas come quelle di Barcellona, le vinerie come quelle piemontesi, i ristoranti come quelli di Milano, gli infopoint come quelli di Londra, i mercati come quello di Firenze, le spiagge ‘laccate’ come quelle della Romagna, i vini come quelli francesi. Si si, facciamolo.
Poi quando la Sardegna sarà definitivamente un pezzo qualsiasi di roccia mediterranea, simile a Marsiglia o alla riviera romagnola o al centro storico di Napoli spieghiamo al turista perché dovrebbe venire qui, col sovrapprezzo dei nostri disastrati trasporti, e non andare invece ad Alassio o Forte dei Marmi o in Croazia…
Credo che la cultura locale, l’identità sarda, siano il valore aggiunto, la particolarità di alcuni tratti culturali, prodotti, storia ed elementi folklorici. Credo che siano basi di partenza, non elementi da rimuovere o rendere irriconoscibili con operazioni di maquillage spinto. Caratteri distintivi, locali, e innovazioni (sacrosante per non fossilizzarsi) si incontrano e si integrano nelle retroinnovazioni, dove prodotti, processi e comunicazione vengono rese 4.0 ma con intelligenza. Difficile ma non impossibile e ci sono ampi casi positivi sardi a testimoniarlo.
Alessandra Guigoni – Antropologa
(admaioramedia.it)