I dati emersi dal rapporto sulle performance delle regioni italiane sui servizi sanitari realizzato del Centro studi Crea (Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità) dell’Università Tor Vergata e diffuso nelle scorse settimane parlano chiaro: la Sardegna si piazza all’ultimo posto.
Un risultato increscioso ma che non dovrebbe sorprenderci. Dopo il malessere che in questi anni si è sollevato dai territori contro una riforma della sanità ingiusta e che ha fortemente penalizzato i cittadini, demotivato il personale sanitario e peggiorato di gran lunga la qualità dei servizi, ora arriva l’ennesima bocciatura per le politiche sanitarie attuate in questi anni dalla Giunta regionale. Non ci poteva aspettare dopo una riforma che ha tagliato in maniera pesantissima le dotazioni ai reparti, i posti letto e i servizi nei territori di periferia e più disagiati e colpendo in maniera forsennata le fasce più deboli della popolazione.
La riforma sanitaria attuata dalla Giunta Pigliaru è stata un disastro senza precedenti e la scelta di costituire un’unica azienda sanitaria regionale è stata un’idea sbagliata che ha portato confusione e un grave peggioramento dei servizi al cittadino. L’azienda unica ha ulteriormente depotenziato i territori, sopratutto quelli di periferia, e i reparti degli ospedali sono andati completamente in tilt aumentando ancor di più la distanza tra le famiglie e la sanità pubblica. La Giunta dei professori ha cercato di imitare modelli esteri di sanità che escludono milioni di cittadini dal diritto alle cure mentre si depotenzia e annulla il diritto alla salute per tutti, sancito dalla nostra Costituzione.
Le ricadute sui territori già gravati dalla scure che si è abbattuta sui presidi sanitari locali con la riforma di riordino ospedaliera: reparti depotenziati che scoppiano e non riescono a garantire un servizio decente ai cittadini, attese per le visite che si allungano, vengono tagliati i fondi per i progetti che riguardano l’assistenza agli anziani e ai disabili, territori di periferia e zone interne indebolite sul fondamentale diritto alla salute e all’assistenza sanitaria. La Giunta Pigliaru, con arroganza, ha portato avanti una riforma senza tener conto del parere dei medici, del personale e dei cittadini e oggi possiamo dire che la sanità sarda è allo sfascio: nonostante i deboli tentativi di autodifesa dell’assessore Arru la verità è sotto gli occhi di tutti ed è disastrosa.
Tra le professionalità che operano nel sistema sanitario regionale c’è preoccupazione, amarezza e disorientamento: non si conosce il proprio futuro. La riforma sanitaria può essere considerata una autentica macelleria sociale e necessita di un intervento urgente. I cittadini sardi, le famiglie vivono ogni giorno sulla propria pelle, il loro incubo legato alla situazione dei servizi sanitari. Serve una controriforma massiccia dei danni generati in questa legislatura. Ecco perché il centrodestra, una volta riconquistato il governo della Regione, dovrà smantellare il mostro creato da Pigliaru e Arru, azzerrare la Asl unica e istituire tre aziende sanitarie (Nord, Centro e Sud). Occorre restituire fiducia ai cittadini e dignità alla sanità pubblica restituendola ai territori dopo la stagione di tagli forsennati che abbiamo vissuto. Sul diritto alla salute non si può transigere, quanto sta avvenendo negli ospedali sardi non è più accettabile.
Marcello Orrù – Consigliere regionale di Fratelli d’Italia
(admaioramedia.it)
One Comment
giulio
invece non sono preoccupato neanche un pochino, guarda un po’!! meglio tagliare sprechi e accoliti fannulloni che continuano a rimanere attaccati alla sedia e fare danni finendo di distruggere quel poco di buono che c’era! fare molto non vuol dire fare bene, ma anche non fare niente come in anni e anni di gestione pessima e svegliarsi oggi e strumentalizzare, anche nò!!