Tra lungaggini, ritardi e infinite liste di attesa, i Galluresi soffrono il sottodimensionamento di servizi essenziali come quelli sanitari.
Le maggiori criticità riscontrate inficiano in primo luogo la diagnostica. Quante volte si fa uso, o per meglio dire si abusa, di questo termine quando si parla di sanità? La prevenzione, in campo medico, non può essere solo uno slogan promozionale, è e deve rimanere il principale strumento per diagnosticare precocemente gravi malattie e/o patologie. Per esempio, gli esami a cui le donne sono sottoposte per arginare l’insorgere del tumore al seno. Secondo l’Airc (Associazione italiana per la ricerca sul cancro), ecografia e mammografia devono essere ripetute a cadenza biennale, sino al compimento dei 70 anni. La frequenza di simili esami diviene ancora più ravvicinata per tutte le donne che hanno già sofferto di simili problemi neoplastici, a causa dell’aumento dei fattori di rischio. Purtroppo, il centralino del Cup,deputato a canalizzare queste prenotazioni, fornisce risposte spesso disarmanti per le tempistiche proposte nei principali ospedali del nord Sardegna come Tempio, Sassari e Olbia. Infatti, una paziente ha denunciato: “Sono parecchi mesi che non vengono aggiornati i calendari; la responsabilità non è certo degli operatori, che non celano imbarazzo, ma del sottodimensionamento delle strutture sanitarie e del personale ospedaliero preposto”. Pare incredibile che il primo appuntamento disponibile a Nuoro sia in data gennaio 2020.
Per ovviare ad un’attesa di quasi due anni, l’unica soluzione possibile sta nel rivolgersi a uno studio privato. Quando si tratta della nostra salute è ovvio che non si badi a spese, ma il pensiero va a chi non ha la disponibilità economica per adottare tale soluzione. L’attesa può essere spesso fatale. Una simile inerzia risulta di difficile giustificazione per gli uffici del Cup, che spesso fronteggiano pazienti disarmate. La situazione non è migliore per quanto riguarda i pap test, mediamente svolti ogni tre anni da tutte le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni. Queste donne dovrebbero essere oltretutto avvisate tramite lettera spedita dall’Asl ma, spesso, questa comunicazione non arriva alle destinatarie. Eppure, esiste il decreto legislativo 124 del 1998 che fornisce direttive precise in materia di liste di attesa e di tempistica da rispettare per esami di diagnostica preventiva, ma viene facilmente aggirato con la chiusura delle liste, additata come una prassi degna di un maligno escamotage ai danni di chi ha bisogno.
Da una parte, ci ritroviamo a gioire per l’acquisto di moderni e utili mammografi in alcune strutture della Sardegna, mentre in altre ci vediamo costretti a rattristarci per tempi di attesa esagerati e per strumenti non altrettanto moderni. Siamo purtroppo abituati a subire passivamente scelte e decisioni, che spesso non condividiamo anche quando si tratta della nostra salute. Non possiamo però accettare che un nostro diritto venga calpestato. Chi ha l’onore e l’onere di amministrare e guidare la nostra sanità deve ben sapere che molte cose nella vita possono essere prese alla leggera, ma tra queste non vi deve mai essere la salute di ogni singolo cittadino. Bisogna riportare alla normalità una situazione evidentemente scappata di mano alle Autorità preposte che hanno governato su scala regionale in questi ultimi anni.
Dario Giagoni – Vicecommissario regionale Lega
(admaioramedia.it)