Lo scorso 23 aprile, con l’intento di farla uscire da una perdurante inattività e conferirle un ruolo adeguato, la Giunta Pigliaru ha affidato all’Insar (Iniziative Sardegna S.p.A.) la gestione dei cantieri di LavoRas: 45,2 milioni di euro di fondi europei, destinati ai Comuni, dei 128 milioni complessivi del piano regionale per il lavoro.
Trascorsi quasi due mesi dall’accordo su LavoRas, finalmente nei giorni scorsi si è mosso qualcosa, con la pubblicazione della manifestazione d’interesse destinata ai Comuni, che entro 30 giorni (o 45 in caso di richiesta da parte dei Comuni in forma associata) potranno presentare i loro progetti. Una volta ricevuto il progetto, Insar avrà un mese di tempo per esaminarlo e validarlo, quindi mandare la bozza di convenzione ai Comuni. I tempi stretti stabiliti hanno fatto riemergere i dubbi di chi si era chiesto come avrebbe fatto la società in house della Regione, con la sua ridotta struttura, a gestire un lavoro che si prefigura impegnativo, visto il ruolo di soggetto gestore con funzioni di coordinamento operativo, che configura una consistente mole di richieste di informazioni e di chiarimenti, oltre all’esame dei tanti progetti che certamente arriveranno dagli oltre 370 comuni isolani, pronti ad accaparrarsi la fetta della ‘torta’ che gli spetta. Infatti, la società in house, partecipata dalla Regione al 55.39% (il restante 44,61% è dell’altro azionista Anpal Servizi, ex Italia Lavoro), ha appena tre sedi con una ventina di dipendenti (13 a Cagliari; 3 a Nuoro, dove peraltro manca la linea telefonica ed internet; 3 a Sassari), ma soprattutto appare ancora priva di direttive precise.
I dubbi scaturiti dalle lungaggini amministrative del bando LavoRas ( si ipotizza la creazione di circa 4.000 posti di lavoro) sono stati manifestati (in un’intervista al quotidiano “L’Unione Sarda”) da Emiliano Deiana, presidente di Anci Sardegna, che, definendo senza mezzi termini l’Insar un “carrozzone”, ha accusato la ‘burocrazia regionale’ di tenere in ostaggio migliaia di disoccupati: “In Regione pensano che i Comuni siano a loro disposizione? Che bisogno c’era di coinvolgere l’Insar in questa partita?”, si è chiesto. Ma non solo enti locali, anche sul fronte sindacale non si è manifestato entusiasmo, dopo i troppi mesi impiegati per la firma della convenzione tra Regione ed Insar: “Scandire la tempistica del bando Lavoras non basta a colmare i gravi ritardi con cui è stato finalmente pubblicato”, ha detto il segretario della Cgil, Michele Carrus, che ha lanciato la proposta di “una task force di tecnici a disposizione degli Enti locali per velocizzare i tempi dei progetti e dei cantieri”. Altrimenti, ci sarebbe il rischio che non si spendano le risorse e restino avanzi di amministrazione non utilizzabili.
Eppure, lo scorso 9 agosto, la Giunta regionale, nominando come amministratore delegato una persona di estrema fiducia del presidente Pigliaru, aveva cercato di dare nuovo impulso all’Insar: Paola Piras, professore universitario di diritto amministrativo, già commissario della Camera di Commercio di Cagliari nonché assessore comunale agli Affari generali e vicesindaco nella prima Giunta Zedda. Al suo fianco, Romano Benini, docente universitario, consulente dell’Agenzia regionale del lavoro, nominato presidente del Consiglio di amministrazione, e come consigliere Luca Spissu, con recenti esperienze nell’ufficio di Presidenza della Giunta regionale. Però, ciò che ha destato forti perplessità, a tutte le latitudini, è stata proprio la scelta della Giunta regionale di affidare all’Insar la gestione dei cantieri di LavoRas, a meno che i 2 milioni di euro che, con la delibera di marzo 2018, sono stati assegnati all’agenzia in house (“ricompensa all’interno di economie di gestione degli avvisi Promuovidea e Prima, per la copertura dei costi di gestione e assistenza tecnica del programma Lavoras”) non siano da ricollegare alla perdita di bilancio per il 2017 che è di oltre 1,4 milioni di euro. Bilancio nel mirino anche del socio di minoranza, l’Anpal Servizi, che ha lamentato più di un’incongruenza da parte dell’Insar, fino a paventare, per la tutela del proprio patrimonio, l’accertamento delle responsabilità, anche di natura erariale.
Nonostante il cambio della guardia ed i buoni propositi della Giunta Pigliaru, che voleva procedere alla riorganizzazione della struttura – con l’obiettivo di farle supportare le iniziative in materia di lavoro, al fianco dell’Assessorato del Lavoro e dell’agenzia Aspal – per i vertici dell’Insar, dopo la visita della Guardia di finanza a giugno 2017 per un’indagine sui contratti di consulenza stipulati nel triennio precedente, non sembra ancora arrivato un clima sereno.
Fabio Meloni
(admaioramedia.it)