Con uno specifico regolamento, l’Università di Cagliari ha istituito il doppio libretto per gli studenti che soffrono disforia di genere (disturbo dell’identità di genere), creando una cosiddetta ‘carriera alias’ .
Con un decreto del rettore Maria Del Zompo, firmato lo scorso 13 giugno, il “Regolamento per l’attivazione e la gestione di una carriera alias per soggetti in transizione di genere” è operativo e consentirà “l’attivazione e la gestione della carriera alias, volto a garantire agli studenti e alle studentesse in transizione di genere di poter vivere, anche all’interno del mondo accademico, nel rispetto e nella correttezza reciproca i propri rapporti interpersonali, senza discriminazioni, in osservanza delle libertà e dell’inviolabilità dei diritti della persona e della privacy”. Coloro che volessero attivare una ‘carriera alias’, con doppio libretto, dovranno presentare la documentazione che “attesti la presa in carico da parte di una struttura sanitaria che si occupi di disforia di genere, per l’attivazione di un percorso psicoterapeutico e/o medico al fine di consentire l’eventuale riassegnazione del sesso”.
Lo studente e l’Università sottoscriveranno un “accordo confidenziale”, che individuerà una figura di riferimento deputata a gestire il provvedimento, “al fine di garantire la necessaria riservatezza”, che assegnerà un’identità provvisoria. Verranno gestite contemporaneamente le due carriere, quella legalmente valida e quella alias, momentaneamente fittizia, che diventerà effettiva al termine del procedimento di transizione di genere, quando lo studente sarà in possesso di nuovi documenti di identità personale, dopo la sentenza del Tribunale che rettifica l’attribuzione del sesso e, di conseguenza, il nome attributo alla nascita.
Tra gli obblighi dello studente, “segnalare preventivamente e tempestivamente al referente l’intenzione di compiere atti all’interno dell’Università che abbiano rilevanza esterna (partecipazione a tirocini, adesione a progetti di mobilità internazionale, richiesta di borse di studio), impegnandosi a verificare e concordare se e come sia possibile dare seguito alle proprie intenzioni continuando a utilizzare la propria identità elettiva”. (red)
(admaioramedia.it)
One Comment
Pippo
Si segnala questa supercazzola sugli studi di genere pubblicata da una rivista scientifica e poi rimossa anche se ancora e’ online.
(qui: https://www.cogentoa.com/article/10.1080/23311886.2017.1330439).
Anche se ora il download porta la sovraimpressione in rosso “RETRACTED”, per avvisare che è stato ritrattato.
Giusto per dare un’idea del livello psicopatologico dei contenuti, ecco la traduzione delle conclusioni: «Concludiamo che i peni non vanno intesi come l’organo sessuale maschile, o come un organo riproduttivo maschile, ma come una costruzione sociale che è allo stesso tempo dannosa e problematica per la società e le generazioni future. Il concetto di pene presenta problemi significativi per l’identità di genere e l’identità riproduttiva all’interno delle dinamiche sociali e familiari, è esclusivo per le comunità diseredate basate sul genere o sull’identità riproduttiva, è una fonte duratura di abuso per le donne ed individui emarginati di genere, è l’universale fonte di stupro performativa, ed è il motore concettuale di gran parte dei cambiamenti climatici».