Il Cagliari ha chiuso la stagione sportiva 2017-18 con l’acceleratore pigiato: uno scatto decisivo che ha allontanato con forza una retrocessione sembrata a un certo punto vicinissima. A bocce ferme, qualsiasi analisi risulta più semplice da effettuare anche in vista del prossimo campionato. Guida tecnica, protagonisti positivi e negativi dell’annata, un occhio al futuro ormai prossimo: ecco la situazione in casa rossoblu.
La panchina. La stagione era iniziata con la presentazione al Forte Village del nuovo direttore sportivo Giovanni Rossi, ex Sassuolo, e del percorso rinnovato con il tecnico Massimo Rastelli. L’allenatore campano ha iniziato il terzo campionato sulla panchina del Cagliari, dopo l’undicesimo posto al debutto in A e un rapporto non proprio idilliaco con una parte della piazza. Forse per il caldo afoso della giornata, l’incontro a tre capitanato dal presidente Giulini non si è sviluppato su toni eccessivamente festosi o entusiastici. Staff tecnico ampliato per Rastelli, il nuovo ds già al lavoro sul mercato. La permanenza dell’allenatore non è andata oltre l’ottava giornata, con la sconfitta casalinga contro il Genoa e il catastrofico esordio del fantasma van der Wiel, di cui parleremo più avanti. Bye Bye Rastelli: ritorna a Cagliari Diego López, già sedutosi sulla panchina rossoblu anni prima e bandiera del club da giocatore. Un uomo legato a doppio filo con la piazza e l’ambiente, insomma… una scelta molto identitaria. L’uruguaiano ha impostato la squadra sulla difesa a tre, esperimento fallito dal predecessore in varie occasioni. Via con il 3-4-1-2 quindi.
Il mercato/1. La vigilia della prima di campionato, aperto con la sconfitta a Torino contro la Juventus, ha visto deflagrare in casa rossoblu il caso Borriello. Il bomber, reduce da uno splendido torneo condito con 16 reti, ha rinnovato il contratto dopo il tira e molla abilmente orchestrato dall’agente. Poi, nella settimana di avvicinamento a Juventus-Cagliari, l’attaccante decide di lasciare i rossoblu citando mancanza di stimoli sufficienti per continuare… Borriello si accasa alla Spal, diretta concorrente neopromossa, insieme al difensore polacco Salamon ritenuto non indispensabile da Rastelli. Il Cagliari si ritrova di punto in bianco senza un terminale offensivo, per rimediare è ormai tardi… ma Tommaso Giulini e Rossi fanno il colpo. Arriva Leonardo Pavoletti dal Napoli, da giocatore più costoso nella storia del club. Questi gli altri principali movimenti della rosa: Alessio Cragno ritorna tra i pali dopo due annate in prestito, stavolta per imporsi anche nel massimo campionato. Davanti a lui ecco il ripescaggio di Marco Andreolli (Inter) e la scommessa Filippo Romagna, interessante giovane di scuola Juventus nonché azzurrino. Salutano Murru (Sampdoria), Bruno Alves (Rangers), Isla (Fenerbahçe) e il citato Salamon. Confermati Pisacane, Ceppitelli, Capuano e Miangue, quest’ultimo riscattato – a peso d’oro – dall’Inter. Il Cagliari si diletta in una nuova scommessa, tutta da decifrare e che fa notizia: arriva in Sardegna l’olandese Gregory van der Wiel, esterno destro di livello internazionale caduto in disgrazia. In mediana si punta sul nuovo regista Cigarini (Sampdoria) e le conferme di Barella, Padoin, Dessena, Deiola, Ionita e Faragò. Il trequartista João Pedro avrà copertura nel ruolo dal 38enne Cossu, rientrato dall’Olbia. In attacco gruppo confermato in toto, con il giovane Han dirottato in prestito al Perugia (Serie B) insieme a Colombatto e Pajac. Uno dei protagonisti di gran parte dell’era Rastelli, Davide Di Gennaro, passa a parametro zero alla Lazio.
Il mercato/2. A gennaio, nonostante la palese mancanza di alternative a Cigarini in cabina di regia, il club adotta la strategia di non intervenire reputando sufficienti Barella e Cossu in caso di necessità: si rivelerà un errore di valutazione. Ritorna Han dopo 7 reti in quel di Perugia, viene ingaggiato inoltre un altro profilo internazionale. Si tratta del difensore greco Lykogiannis, proveniente dallo Sturm Graz, un’arma da sfruttare per rifornire – nelle intenzioni – l’ariete Pavoletti. Capuano, ormai indietro nelle gerarchie difensive, va al Crotone per giocare da titolare. Tra i centrali di retroguardia un innesto di esperienza, il brasiliano Leandro Castán in prestito dalla Roma: un altro elemento in cerca di riscatto. Il club di via Mameli investe su un altro prospetto. È Damir Ceter, prima punta colombiana. In attacco saluta Federico Melchiorri, forse considerato a torto non più utile alla causa. Per lui, la maglia del Carpi in cadetteria. L’arrivo del giovanissimo centrocampista Caligara dalla Juventus desta molta curiosità.
La stagione. Il Cagliari inizia il campionato giocando le prime due gare in trasferta per poter completare la Sardegna Arena, impianto provvisorio tirato su con il fenomenale lavoro estivo di tanti operai. Due sconfitte contro Juventus e Milan, poi la vittoria con il Crotone al debutto del nuovo stadio. Primo successo esterno sul campo della Spal con il primo gol in A di Barella e classifica risistemata. Ma poi… una serie di quattro tonfi (di cui tre in casa) costa la panchina a Massimo Rastelli. Arriva López e debutta perdendo 3-0 con la Lazio. Un cammino molto accidentato, dove come accadeva con l’ex allenatore resta sconosciuto il pareggio. Nessuna mezza misura, tutto o niente. Poi arrivano anche i punticini, che si riveleranno decisivi. Proprio come Pavoletti: la punta insacca diverse reti decisive, rigorosamente di testa, con Faragò suo suggeritore principe. Nicolò Barella vive una prima parte di campionato da urlo, in testa alle classifiche di rendimento e premiato dalla prima convocazione nella Nazionale maggiore. I riflettori su di lui non si spegneranno, anche per insistenti voci di mercato e una valutazione sempre più elevata. Ma il Cagliari non decolla, anzi… fatica terribilmente a sviluppare un suo gioco, ricorrendo spesso e volentieri al traversone per Pavoletti come principale arma per colpire: troppo poco. I rossoblu si rivelano in breve tempo troppo prevedibili. Con i risultati negativi subentra sempre più un certo timore nei ragazzi di López, che rischia più volte l’incarico. A tre giornate dalla fine, accade l’impensabile: il Cagliari entra in zona retrocessione per la prima volta in stagione, davanti alle condannate Benevento e Verona. Lo spettro di un clamoroso fallimento cresce di giorno in giorno, oltretutto con il calendario che dice Roma, Fiorentina e Atalanta. Tutte avversarie proiettate all’Europa e poco intenzionate a lasciare punti per strada. Con la Roma c’è poco da fare, arriva la sconfitta ma le concorrenti fanno il gioco del Cagliari e restano ferme. Invece a Firenze Pavoletti insacca la sua undicesima rete stagionale per lo 0-1 finale, nell’ultima di campionato alla Sardegna Arena l’Atalanta cade per merito dell’incornata di Ceppitelli all’87°. E salvezza fu… ma che paura! Da sottolineare l’annus horribilis del reparto d’attacco, che oltre a Pavoletti ha visto Cop, Farias, Giannetti, Han, Melchiorri, Sau autori di appena tre reti tutti insieme.
La stella. Nicolò Barella ha dimostrato le sue grandi qualità e la sua esponenziale crescita al secondo torneo da titolare in Serie A. Schierato come interno destro nel centrocampo a 4 o 5, ha avuto modo di mettere in campo dinamismo, grinta, carattere, personalità. Sono arrivati anche i gol, anche dagli undici metri con una freddezza da veterano. Il suo campionato ha raggiunto l’apice per poi calare alla distanza, per vari motivi. Attenzione mediatica esasperata, la prima convocazione in Nazionale, le luci perennemente puntate addosso. La voglia di emergere del ragazzo gli ha giocato un brutto scherzo, pretendendo un tributo importante in termini di nervosismo e sovraccarico di responsabilità. Barella si è spesso lasciato andare a reazioni eccessive, sia agonistiche che comportamentali, che ne hanno fatto il più ammonito della Serie A 2017-18: un primato poco invidiabile che rappresenta il suo tallone d’Achille, assolutamente da limare. I tratti distintivi del campione ci sono… deve però maturare ancora tanto.
La delusione. Il trequartista brasiliano João Pedro aveva iniziato in modo discretamente buono la stagione, a un certo punto migliore realizzatore della squadra insieme a Pavoletti. Poi è cambiato tutto. Una certa tendenza a risultare inconsistente, dimostrando anche una certa indolenza in molte occasioni, ha fatto sì che venisse quasi reputato un uomo regalato agli avversari e che il Cagliari giocasse in dieci. Non hanno fatto altro che peggiorare le cose la squalifica di quattro turni per il calcione a Chiesa contro la Fiorentina e poi la figuraccia della doppia positività antidoping. JP10, controllato per due match di fila a febbraio, è risultato positivo a un diuretico. Immediatamente sospeso, ha scontato una sospensione iniziale di 90 giorni con la richiesta della Procura Nazionale Antidoping di 4 anni di stop. Una spada di Damocle pesantissima. Il giocatore è rientrato in campo contro la Fiorentina nella forbice temporale tra la fine della sospensione e l’inizio del processo sportivo. Alla fine, sono arrivati sei mesi di stop. Arrivederci a settembre? Forse.
La sorpresa. Buttato nella mischia da Rastelli al termine della sua gestione e confermato per diversi mesi anche da López, Filippo Romagna si è dimostrato un serio candidato per la Nazionale del futuro. Capitano dell’Under 20 e ora dell’Under 21, con un percorso azzurro condiviso con Nicolò Barella, l’ex Juventus possiede una brillante tecnica individuale, abbinata a visione di gioco e personalità da vendere. Non ha paura di avanzare palla al piede, uscendo dalla difesa a testa alta con eleganza per rilanciare l’azione: peculiarità di certi grandi del passato, non sembri eresia scomodare il grandioso Gaetano Scirea. Un patrimonio del Cagliari e del calcio italiano, che ha notevoli margini di miglioramento in fase difensiva ma ha tutte le carte in regola per sfondare.
Il flop. Chi dice di non aver storto il naso, abbia il coraggio di essere coerente. Quando Gregory van der Wiel arrivò a Cagliari dopo gli ultimi anni di carriera decisamente disastrosi, a tutti erano venuti dubbi. Un giocatore che al suo apice, nel 2010, era tra i difensori più forti del calcio europeo. Vice campione del mondo con l’Olanda, trascorsi importanti con Ajax e Paris Saint-Germain, esperienza internazionale notevole. Un bell’esterno destro, tecnicamente valido e di ottimo dinamismo. Poi la sua carriera ha preso una piega inaspettata con il passaggio in Turchia, con difficoltà anche extra calcio. Una scommessa del presidente Giulini, purtroppo persa e malamente. Il giocatore è arrivato in Sardegna in condizioni fisiche precarie, quando gli è stato concesso il debutto contro il Genoa è stato semplicemente imbarazzante. 5 presenze totali e l’addio inopinato verso il dorato esilio nel calcio americano, triste epilogo per uno come lui e oltretutto ad appena 30 anni. Più che per le sue prestazioni sul campo, si è fatto notare per la meravigliosa fidanzata Rose Bertram.
E ora? Intanto il Cagliari ha sostituito il direttore sportivo prima della fine del campionato, fatto alquanto inusuale. Via Rossi, ecco Marcello Carli. L’ex Empoli non ha perso tempo ed è saltato in corsa su una macchina ingolfata a un passo dalla retrocessione, ma ha già fatto capire di che pasta è fatto. Toscanità immediatamente riconoscibile, idee chiare e passione. López è stato sollevato dall’incarico, si attende a brevissimo l’ufficializzazione di Rolando Maran quale nuovo allenatore. A testimonianza che il presidente ha preso gusto alle opzioni internazionali di esperienza, è stato avvistato ieri in città l’ex capitano della Croazia Darijo Srna, 36 anni. Sarà lui il primo rinforzo del Cagliari 2018-19?
Fabio Ornano
(admaioramedia.it)