Se Gino Bartali avesse dovuto sintetizzare l’opinione del centrodestra sulle riforme sanitarie realizzate dalla Giunta Pigliaru, avrebbe rispolverato il suo consueto «l’è tutto sbagliato, l’è tutto da rifare».
L’idea dell’opposizione è quella di archiviare definitivamente l’azienda sanitaria unica regionale (Ats) e dividere la Sardegna in tre Asl: Nord, Centro e Sud. La proposta di legge, presentata nel novembre 2017, è stata tempestivamente estratta dai cassetti a poche ore dall’attacco alla gestione Arru-Moirano da parte dei consiglieri regionali del Partito dei Sardi, pezzo fondamentale della maggioranza di centrosinistra, che, nonostante abbia sostenuto in aula tutti le scelte della Giunta Pigliaru, in vista delle prossime elezioni regionali, sta cercando di posizionarsi sul fronte dei critici.
“Ora che anche in maggioranza si sono resi conto che qualcosa non funziona – ha detto Paolo Truzzu, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, primo firmatario del Pdl – è il momento di cancellare tutto e fare una nuova riforma. Gli obiettivi dell’Ats (migliorare i servizi, ridurre liste d’attesa e costi, privilegiare la prevenzione) sono miseramente falliti, creando una situazione imbarazzante, che sfugge solamente all’assessore Arru. Aumentano solo gli incarichi per gli amici, mentre c’è una evidente diminuzione dei servizi “. Con le tre Asl, il centrodestra punta addirittura ad una diminuzione dei costi, riportando in capo all’Assessorato regionale alcuni compiti fondamentali come la centrale unica degli acquisti e la gestione del personale: “Con la loro arrogante riforma – ha evidenziato Stefano Tunis di Forza Italia – hanno creato un’unica fonte di potere, che gestisce tutto, depotenziando fortemente l’Assessorato. Hanno creato un edificio partendo dal tetto, con l’unico obiettivo di occupare spazi di potere”.
“Porteremo la proposta in Commissione – ha detto Edoardo Tocco di Forza Italia, vicepresidente della Commissione Sanità – e ho buoni motivi per pensare che verrà approvata grazie ai voti di alcuni consiglieri del centrosinistra. I risultati della loro riforma sono fortemente negativi, a cominciare dai tempi delle lista d’attesa. Per non parlare della mancata creazione di una rete territoriale adeguata. E intanto il disavanzo peggiora”. Anche per Alessandra Zedda, capogruppo di Forza Italia, la riforma ha addirittura peggiorato la situazione, “aumentando i costi e diminuendo i servizi”. Gianni Lampis (Fratelli d’Italia) ha sottolineato come le riforme considerate decisive dalla Giunta Pigliaru siano state un fallimento: “Quella della sanità, come quella degli enti locali, e con l’urbanistica, a breve in aula, si ripeterà lo stesso esito. Una riforma con tre Asl favorirebbe le giuste risposte ai territori”. Per Marcello Orrù (Movimento cristiano), “bisogna cambiare passo nella sanità sarda e porre fine ai tagli ragionieristici, ridando voce agli amministratori locali che conoscono meglio situazioni e problemi”. Infine, Gennaro Fuoco (Fratelli d’Italia) ha definito la riforma più che “una razionalizzazione del sistema, una redistribuzione del potere”. (fm)
(admaioramedia.it)
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Salvatore Cuboni
Purché vengano assoggettate ad una sola regola di comportamento, che contempli anche una sola centrale di acquisto, di beni e servizi e, senza aumentare gli incarichi dirigenziali.