La trasformazione degli enti regionali e degli istituti di ricerca e sperimentazione in agenzie, così “non si dovranno più eleggere costosi consigli di amministrazione” (invece, garantivano un controllo democratico sulla gestione ed una più adeguata scelta delle azioni da fare), accolta con numerose proteste e qualche mugugno, era stata imposta con fermezza dal ‘sire’ di Sanluri.
I più sensibili ai problemi della sperimentazione sostenevano che la “ricerca pura”, costosa e senza immediati ritorni economici, può essere portata avanti solo dal ‘pubblico’; in ogni caso erano e sono necessari rapporti stretti tra studiosi e coloro che devono mettere in pratica i risultati dei diversi studi. Per il ‘telematico’ Soru ed i suoi esperti, un ottimo manager, o un altrettanto bravo direttore generale, non avevano bisogno dell’aiuto di alcun consiglio di amministrazione, anzi, avrebbero dovuto rispondere solo “all’Esecutivo, la vera espressione democratica della società sarda”. Così l’Istituto zootecnico e caseario, l’Istituto di incremento ippico, il Centro agrario sperimentale, il Consorzio interprovinciale di frutticoltura e la Stazione sperimentale del sughero sono finiti, mestamente, nel calderone di Agris, che si occupa di ricerca e sperimentazione. Mentre l’Ersat (Ente regionale sardo di assistenza tecnica), figlio del mitico Etfas (Ente di trasformazione fondiaria agraria della Sardegna) ed il suo notevole patrimonio immobiliare (acquisito attraverso il Monte dei pascoli, un’istituzione sulla quale sarebbe opportuna un’approfondita indagine) è stato diviso tra Laore, che si occupa di assistenza tecnica, ed Argea, impegnata nell’istruttoria e liquidazione delle domande dei premi comunitari.
I Consorzi di bonifica, per anni in stretta collaborazione con gli enti regionali e le università, deputati tra l’altro al controllo di fiumi, torrenti e canali, così da evitare allagamenti, inondazioni e danni legati alle piogge (anche da noi arrivano quando vogliono e come vogliono) sono stati trasformati in “erogatori della risorsa idrica per il settore agricolo”. Tutte le altre competenze sono state trasferite all’Enas, l’ente acque della Sardegna, ed agli enti locali (comuni e province) che non hanno i soldi e le professionalità specifiche per farvi fronte. I Consorzi hanno tentato di superare le pastoie imposte dal ‘sire’ di Sanluri; alcuni sono riusciti a rinnovare gli organismi direttivi e si barcamenano nella giungla di norme messa in piedi dalla burocrazia regionale; altri sono stati commissariati. Quando sono arrivati ‘commissari ragionevoli’, solitamente professionisti oppure amministratori locali, se i dirigenti dai Consorzi erano in gamba e decisi a fare gli interessi dei ‘loro’ enti, le cose sono andate avanti. Alcuni, come il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, hanno continuato a operare con grande efficacia, fornendo servizi di qualità a costi contenuti, ai consorziati ma anche agli enti locali che li richiedevano; hanno operato con ottimi risultati nei settori di loro competenza (costruzioni di dighe, ripristino di opere idrauliche, controllo e manutenzione dei corsi d’acqua) ed hanno messo i conti a posto. Altri, invece, hanno continuato con il loro ‘allegro andazzo’, accumulando altri debiti, non facendo pagare i servizi forniti, trascurando la manutenzione delle opere idrauliche e delle reti di loro competenza, favorendo l’assunzione di dipendenti amministrativi a scapito di quelli tecnici, come i Consorzi del Basso Sulcis e del Cixerri.
Negli ultimi anni, però, il presidente Pigliaru e la peggiore Giunta della storia regionale sarda hanno deciso che ricerca e bonifica sono voci importanti, sulle quali è opportuno mettere le mani. Così è partita l’operazione ‘controllo’ delle aziende e dei consorzi riottosi, che devono fare quello che vogliono i politici, ”gli unici con una visione chiara del futuro”. Peccato che questi politici siano, in buona parte, incompetenti, incapaci, consigliati, condizionati e teleguidati dalla burocrazia regionale, perché loro non sono in grado di controllare e far funzionare il mostruoso apparato regionale che hanno messo in piedi. Sono così arrivati, come commissari straordinari, ‘amici’ o dirigenti regionali di provata obbedienza con il compito di ‘normalizzare’ e ‘riportare all’ordine’ gli enti loro assegnati, realizzando, in alcuni casi, fusioni ed accorpamenti, in modo da scaricare su altri i problemi creati da una pessima gestione ‘politica’ degli enti, degli istituti di ricerca, dei consorzi, tutti brillantemente gestiti dall’Esecutivo regionale. In parole povere, la Giunta Pigliaru vuole guidare e controllare tutti i settori sensibili, delicati, importanti della Sardegna. Da una società ancora ‘poco aperta’, stiamo diventando un ‘paradiso socialista’. Bel progresso.
Cochise
(admaioramedia.it)