Per aver rivelato, in un articolo pubblicato dal quotidiano “La Nuova Sardegna”, l’esistenza di un dossier che svela i ‘veleni’ all’interno del Palazzo di giustizia di Tempio (un magistrato accuserebbe un collega di aver nascosto il fascicolo di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta: l’indagine è nelle mani della Procura di Roma), la Procura tempiese ha spedito i carabinieri nella redazione di Olbia per sequestrare il cellulare ed il computer di una giornalista, oltre ad aver perquisito la sua abitazione e la sua auto privata. Nello stesso provvedimento era anche previsto, se necessaria, la perquisizione delle persone presenti in quel momento nella redazione del giornale.
Protagonista della vicenda, Tiziana Simula, che su mandato dei magistrati, ha subito il sequestro del cellulare e del computer, alla ricerca di elementi considerati utili all’indagine. Le viene contestata la violazione dell’articolo 362 del Codice penale, cioè ‘omessa denuncia’ da parte di un incaricato di pubblico servizio. Certamente una novità, e soprattutto un’accusa anomala, nel campo degli ‘scontri’ tra magistratura e giornalisti.
“La pubblicazione di un esposto presentato da un privato cittadino alla magistratura, un documento che tecnicamente non può essere considerato coperto da segreto istruttorio, ha dato occasione per una inaudita intrusione delle forze dell’ordine e della magistratura nella redazione olbiese della Nuova Sardegna”, hanno scritto in una nota congiunta la Federazione nazionale della Stampa, l’Associazione della Stampa sarda, il Consiglio nazionale e regionale dell’ordine dei giornalisti e l’Unione cronisti sardi.
“I carabinieri hanno sequestrato materiale, questo sì, garantito e protetto per legge dal segreto professionale. I militari, incaricati dalla Procura della Repubblica di Tempio Pausania, hanno sequestrato alla cronista il telefono personale e i computer personale e professionale. Quest’ultimo contiene tutta la posta, tanto quella personale quanto quella riservata diretta alla redazione olbiese della Nuova Sardegna, dove lavorano sei giornalisti”, hanno aggiunto esprimendo “totale solidarietà e vicinanza alla collega” e promettendo vigilanza e battaglia al fianco dei giornalisti sardi.
Dura presa di posizione anche dei colleghi di Tiziana Simula: oltre al documento dell’assemblea dei redattori de “La Nuova Sardegna” e del Comitato di redazione che ha denunciato e condannato “il gravissimo attacco alla libertà di stampa e a quella personale da parte della procura della Repubblica di Tempio Pausania”, 47 giornalisti del quotidiano hanno pubblicato sui propri profili social “Tiziana, non sei sola: i nostri nomi sono tutti qui” all’insegna dello slogan #indagatecitutti.
“Si tratta di un atto intimidatorio e gravissimo, senza precedenti, rivolto a una collega che ha correttamente esercitato il suo diritto-dovere di informazione con professionalità e serietà – si legge nel documento dei giornalisti – I redattori della Nuova Sardegna riuniti in assemblea permanente denunciano un atteggiamento intimidatorio messo in atto dalla Procura di Tempio che non potrà avere l’effetto di fermare il lavoro della collega, alla quale vengono espressi solidarietà e sostegno, e di tutta la redazione, né il diritto dei lettori di essere puntualmente informati. La Nuova Sardegna non si è mai tirata indietro nel riferire le notizie, anche quando queste riguardano un potere dello Stato quale la magistratura, e continuerà a seguire su questa linea. I redattori si riservano di tutelare il diritto-dovere di informazione, diritto di rango costituzionale, in tutte le sedi opportune, compresa quella giudiziaria”. (fm)
(admaioramedia.it)