La Sartiglia 2018 si è chiusa senza le tradizionali evoluzioni delle pariglie. Risale al 17 febbraio 1980 il primo sciopero nella storia della corsa, quando nel mirino dei cavalieri vi furono i rimborsi considerati troppo esigui. Questa volta, invece, nel mirino ci sono i controlli antidoping cui almeno il 50% degli atleti è stato obbligato a sottoporsi prima, durante e dopo la manifestazione, per accertare l’eventuale presenza di sostanze alcoliche e dopanti.
Nelle scorse settimane, c’erano state forti polemiche sui controlli medici che inizialmente sembrava dovessero interessare tutti i cavalieri. Si era però poi giunti ad un compromesso: 28 controlli ad altrettanti cavalieri estratti a sorte, più altri da effettuare a campione durante la manifestazione. Controlli, questi ultimi, giudicati eccessivi (almeno una sessantina) e causa di “un ingiustificato rallentamento alla festa” da parte dei cavalieri, che hanno così deciso di far saltare le acrobatiche e spericolate acrobazie in volo sui loro destrieri che chiudono la corsa più amata del Carnevale in Sardegna, e che hanno invece sfilato al passo e in silenzio, tutti uniti in via Mazzini.
Sulle tribune, il pubblico sconcertato era spaccato a metà: chi applaudiva, perché ha sostenuto fosse una scelta coraggiosa e doverosa visti i controlli disposti dalla questura durante l’effettuazione della corsa alla stella; chi fischiava, deluso, poiché contava di assistere ad uno spettacolo per il quale aveva atteso e pagato un biglietto, e che ritiene che una manifestazione importante come la Sartiglia, che beneficia anche di soldi pubblici e di sponsorizzazioni private, non dovesse essere ‘menomata’ così da una decisione dei cavalieri. A su Componidori, Antonio Giandolfi, che ha cercato di convincere le autorità ad allentare le maglie dei controlli, non è rimasto altro da fare che effettuare l’ultima discesa e benedire la folla rimasta con l’amaro in bocca.
Laura Pisano
(admaioramedia.it)