“Carità, giovani e lavoro. Per una società di pace e bene comune”. E’ stato il tema centrale del dibattuto di questa mattina, nella sala conferenze della Basilica magistrale di Santa Croce, a Cagliari, dove è stato anche presentato il Dossier 2017 della Caritas diocesana di Cagliari coi dati riguardanti le problematiche della povertà, con l’analisi dei bisogni rilevati sul territorio attraverso i Centri d’ascolto Caritas.
Durante il 2017, le cucine della Caritas hanno preparato 299.916 pasti complessivi, cioè oltre 800 al giorno con punte di 1.200 nei momenti critici. L’utenza è stata di 1.562 unità così ripartite: 651 di sesso femminile (42%), 903 di sesso maschile (58%). Rispetto al dato del 2016 si rileva un calo complessivo di 669 unità (-30,0%). La maggioranza degli utenti è di cittadinanza italiana (62,7%), contro il 34,6% di stranieri: in prevalenza africani, Mali (13,4%), Nigeria (12,4%) e Senegal (13,0%). Quasi la metà dei soggetti assistiti (47,3%) ha un’età compresa tra i 35 e i 54 anni. Per quanto concerne lo stato civile, gli assistiti sono prevalentemente coniugati (36,9%, contro il 43,3% dello scorso anno) e celibi/nubili (37,6‰, -6,5 punti percentuali rispetto al 2016). Poi, i separati legalmente (9,8%), seguiti dai divorziati (6,7%) e dai vedovi (5,8%). In relazione al livello di istruzione si rileva la presenza di una percentuale significativa di titoli di studio medio-bassi: licenza media inferiore (47,7% contro il 47,6% del 2016), licenza elementare (20,7% nel 2017 e 20,1% nel 2016); il 68,4% degli assistiti possiede al massimo la licenza media inferiore. Il 7,6 % dichiara di non possedere alcun titolo, mentre il 5,1% risulta analfabeta. I laureati sono il 2,9 % (erano il 3,5% nel 2016). Il dato relativo alla condizione professionale manifesta che la lo status più diffuso risulta essere quella di disoccupato, che caratterizza il 70,3% degli assistiti. Aggiungendo alla quota dei disoccupati i pensionati (5,6%), gli inabili al lavoro (1,7%) e le casalinghe (6,2%), oltre l’80% degli utenti non lavora. I bisogni degli assistiti sono in prevalenza di natura economica (31,7% nel 2015, 33,1% nel 2016, 28,8% nel 2017), poi i bisogni occupazionali (24,1% nel 2015, 27,1% nel 2016, 25,4% nel 2017), seguiti da quelli legati a tematiche relative all’immigrazione/migrazione (12,7% nel 2015, 10,1% nel 2016, 13,2% nel 2017) ed all’abitazione (8,4% nel 2015, 10,0% nel 2016, 12,4% nel 2017).
Il Dossier tratta in maniera piuttosto approfondita la questione giovanile, soprattutto dalla visuale del problema lavoro, che ne costituisce la principale criticità. In Sardegna, il numero di disoccupati nel 2016 ha superato le 117mila unità e in questa cifra la presenza dei giovani è purtroppo molto consistente. Fuga di cervelli, assenza di opportunità per i giovani e spopolamento dei paesi, abitati sempre più da anziani: secondo l’Istat (novembre 2016), sono infatti 122 i comuni della Sardegna con meno di 1.000 abitanti, ovvero circa un terzo del totale. Relativamente all’aspetto demografico, i dati evidenziano per il 2016 una popolazione residente di età compresa tra 15 e 34 anni pari a 340mila unità mentre venti anni prima era di ben 550mila. La situazione trova il suo riscontro in un tasso di occupazione giovanile molto preoccupante nella categoria 15-24 anni. Si è passati infatti dagli oltre 32mila giovani occupati nel 2010, anno nel quale vi è stato il picco massimo, ai 15mila del 2016, con una decrescita quasi lineare dell’indicatore a partire dal 2012, che ha fatto registrare nel 2016 l’anno peggiore. I ‘neet’ (nor in employment, education or training) di fascia di età 15-34 anni ammontano a 72.780, con oscillazioni in più e in meno nel periodo analizzato, ma con cifre comunque sempre molto elevate. Sono passati dal 28% del 2009 al 30,5% del 2016, rispetto ad una media nazionale del 24,3%. Per il periodo di riferimento, la media europea è 12,5%. Gravissima la situazione in relazione ai tassi di disoccupazione: per i giovani fra i 20 e i 24 anni rispetto al 2010 la situazione è peggiorata di quasi 20 punti percentuali, mentre per quelli fra i 25 e i 34 anni, confrontando gli stessi periodi, peggiora di quasi 9 punti.
Cala di quasi il 50% il numero dei disoccupati con licenza elementare o privi di titolo, ma gli altri risultano tutti fortemente preoccupanti: infatti, dal 2009 in poi per i laureati l’incremento della disoccupazione è stato del 50% circa, per i diplomati è stato del 35% e per i possessori di licenza media del 23%. Questa situazione è determinata anche dalla grande criticità della scuola in Sardegna, come documentano i dati Istat. Il tasso di partecipazione al sistema di istruzione e formazione in Sardegna è, stando all’ultimo dato disponibile, pari al 29,1% per i giovani tra i 20 e i 24 anni, contro il 52,1%, giusto per fare un confronto, dell’Emilia Romagna. Per i giovani tra i 15 e i 19 anni, invece, la partecipazione è pari all’81,8%, rispetto al 89,1%. sempre dell’Emilia Romagna. I giovani che abbandonano gli studi in Sardegna sono passati da un impressionante 25,5% nel 2012 al 18,1% del 2016, dato che definisce l’Isola come peggiore regione d’Italia dopo la sola Sicilia e a pari merito con la Campania. Dall’ultimo censimento, poi, risulta che la percentuale di popolazione laureata in Sardegna è pari al 9,6%, ultima in classifica se si escludono solo Sicilia e Puglia. Sardegna ultima per quanto riguarda la percentuale di diplomati, 26% contro una media nazionale del 29,8%. Per quanto riguarda infine le competenze, solo il 3,3% per cento degli studenti sardi raggiunge il livello elevato in lettura, contro una media nazionale del 6,7% e una punta del 12,3% del Veneto. Per la matematica, la situazione non si differenzia di molto, con un 4,2% rispetto ad una media nazionale del 9,9% e un picco del 18,7%, ancora del Veneto. Tra i temi più rilevanti del nostro panorama sociale, certamente la questione educativa e quella occupazionale rappresentano le due emergenze più gravi.
Alessandro Congia
(admaioramedia.it)