Dopo la sentenza della Corte costituzionale sul ricorso presentato dal Governo, che lo scorso 2 gennaio aveva chiesto l’incostituzionalità di alcuni articoli ed il conseguente annullamento della legge regionale che ha stabilito la creazione dell’Agenzia sarda delle entrate (Ase), piena soddisfazione in viale Trento.
“La sentenza è molto favorevole per la Regione perché riconosce la legittimità dell’Ase in tutti i suoi principali aspetti – ha commentato il presidente Pigliaru – Eravamo certi delle nostre ragioni, tanto che abbiamo chiesto con forza al Governo di ritirare il ricorso. Siamo arrivati alla sentenza e adesso, con grande soddisfazione, vediamo che avevamo ragione, che delle nove eccezioni sollevate ne viene accolta soltanto una e peraltro marginale, permettendo all’Ase di essere pienamente operativa. Particolarmente importante il fatto che non sia stato accolto il ricorso sull’articolo 3: questo significa che possiamo proseguire con la trattativa verso l’intesa con lo Stato per il riversamento dei tributi. Significativo che la Corte richiami lo Stato all’obbligo di un confronto chiaro e trasparente con la Regione per garantire la salvaguardia delle risorse e il rispetto delle prerogative dell’autonomia speciale”.
“I giudici dicono che i tributi non possono essere versati in prima battuta nei conti dell’Ase ma in quelli della Tesoreria unica intestati alla Regione – ha aggiunto l’assessore del Bilancio, Raffaele Paci – Una questione davvero marginale, visto che fra l’altro era già previsto che l’Ase entrasse nel sistema della Tesoreria unica, dunque non c’è alcun problema a fare le correzioni formali che ci vengono richieste. Quello che invece conta è il riconoscimento pieno delle funzioni dell’Agenzia, quelle sì particolarmente importanti per garantire l’autonomia finanziaria sul controllo e la trasparenza dei nostri conti. Ora andiamo avanti con la selezione per il direttore generale in modo che da gennaio l’Ase possa essere pienamente operativa”.
Ma chi, dopo la sentenza della Corte costituzionale (n. 245/2017), ha letto “con curiosità la sentenza” ed ha riletto “con attenzione la legge istitutiva dell’Ase” non ha provato lo stesso entusiasmo: “In sostanza nulla è cambiato né nel potere dello Stato, né nell’orientamento della giurisprudenza costituzionale – ha osservato Giorgio La Spisa, commissario per la Città Metropolitana di Cagliari di Forza Italia – Il Ministero dell’economia, che attraverso la Agenzia delle entrate (statale) riscuote le tasse, continuerà a riscuoterle e a devolverle solo successivamente alla Sardegna. Tra l’altro, continuerà a versare le quote di spettanza regionale ‘nelle contabilità speciali infruttifere intestate alle Regioni presso le sezioni di tesoreria provinciale dello Stato, su conti tenuti dalla Banca d’Italia’. L’impugnazione del Governo, infatti, è stata accolta sull’unico elemento concreto e innovativo della legge regionale: la norma che prevedeva che le somme spettanti alla Regione fossero trasferite direttamente alla Agenzia sarda e non confluissero in uno dei conti infruttiferi che costituisco il sistema della tesoreria erariale manovrata dallo Stato centrale”.
“Solo un ingenuo, o un furbo: indovinate chi, può affermare che si tratti di ‘un aspetto assolutamente secondario della legge’ – ha aggiunto l’esponente forzista – Cosa direste se il vostro datore di lavoro o un vostro debitore versasse lo stipendio o il corrispettivo di un contratto non sul vostro conto corrente bancario ma su un conto infruttifero a voi intestato ma da lui acceso e da lui gestito? In realtà, nel leggere la sentenza si rimane sorpresi delle continue ammissioni di irrilevanza dei poteri assegnati alla Agenzia dallo stesso legislatore regionale. Ammissioni fatte dallo stesso legale della Regione per convincere la Corte del fatto che neanche un frammento del potere centrale viene di fatto scalfito. Infatti, la difesa della Regione dichiara che la disposizione impugnata si limiterebbe ‘a porre un obiettivo di natura programmatica all’Amministrazione regionale’ e che ‘tale obiettivo potrà essere raggiunto solo con l’assenso dello Stato’. Poi, l’avvocato della Regione assicura che anche l’attività di controllo delle entrate da tributi devoluti, compartecipati e regionali derivati, prevista nella legge a favore della Agenzia sarda, è ‘completamente estranea al procedimento di accertamento e di riscossione dei tributi’. Come dire: perché vi accanite contro questa povera legge, se è totalmente inoffensiva? State tranquilli: si vuol solo controllare che quanto ci attribuite è il giusto”.
“Si tratta – ha concluso La Spisa – di una legge-manifesto, di un comprensibile tentativo di affermare l’esistenza, dentro questa maggioranza, di una vena identitaria che crede all’indipendenza con la stessa convinzione di chi negli anni Sessanta e Settanta credeva alla rivoluzione comunista. Come diceva Gaber: la rivoluzione proletaria? Oggi no, domani forse, ma dopodomani … sicuramente!”. (red)
(admaioramedia.it)