“Apoptosi di un Isola”, si intitola cosi il rapporto presentato da Paolo Masile (già pediatra e neonatologo presso l’ospedale Brotzu di Cagliari) al Congresso regionale di Area pediatrica che si svolge a Cagliari dal 9 all’11 novembre.
Il dottor Masile presenta alcuni studi statistici che davvero indicano una forma di morte programmata per la nostra Sardegna ed ha fatto appello ai pediatri in primis affinché si facciano portavoce di strategie per contribuire a combattere, per la loro parte, il ‘disastro’ demografico, ma è evidente che sono sempre più necessari provvedimenti governativi nazionali e regionali per il sostegno alla famiglia e all’incremento demografico.
I numeri sono davvero allarmanti. Il Tasso di fertilità totale (Tft) più basso tra le regioni d’Italia, 1,10 per il 2015, (media nazionale 1,35), e l’età media delle madri più alta, 32,3 anni (2015), fanno della Sardegna, la meno prolifica tra le regioni d’Italia, e, com’è noto, la soglia di 2,1 figli per donna rappresenta la soglia minima indispensabile per un ricambio generazionale. Da 7 anni consecutivi il numero dei nuovi nati diminuisce con un ritmo impressionante: in Sardegna sono scesi da 13.538 nascite del 2010 a 10.506 del 2016. In media, dal 2010 al 2016, ogni anno sono nati in Sardegna 502 bambini in meno (-4,7%) rispetto all’anno precedente. I dati Istat dell’Isola, provvisori ma verosimili, indicano, per i primi sei mesi del 2017, 4.925 nati, e se tale tendenza sarà confermata, nel secondo semestre del’anno, i neonati sardi rischiano di scendere, quest’anno, per la prima volta, sotto i 10.000: la stima è di 9.850. Nella fascia di età 0-14 anni si è passati dai 206.160 bambini e ragazzi del 2010 ai 191.686 del 1 gennaio 2017, con una riduzione di 14.474 unità. In questi ultimi sette anni, mediamente, la fascia di assistiti in età pediatrica si è ridotta di 2.067 unità ogni anno.
Secondo Masile, “il calo delle nascite sta comportando una riduzione di opportunità di lavoro e un effetto a cascata d’impoverimento, e se quest’ultimo avviene oggi per gli operatori dell’età infantile, in futuro farà sentire i suoi effetti negativi sull’intera società sarda, gli asili-nido, per il momento, risentono ancora poco del calo, ma solo perché in Sardegna la dotazione di queste strutture è ancora sottodimensionata. Da quest’anno, invece, tempo d’iscrizione dei nati nel 2011 alla prima classe della scuola dell’obbligo, è concreto il calo degli alunni che diventerà sempre più evidente per i prossimi sette anni ed è destinato a scavare un baratro tra le fila degli insegnanti. Con la riduzione del numero degli assistiti diminuisce la richiesta e le possibilità d’inserimento per i Pediatri di Famiglia e i nuovi reparti di pediatria. I Punti nascita, invece, saranno costretti ad accorparsi per non perdere la loro qualità assistenziale, divenendo così sempre più radi nel territorio”.
La Regione Sardegna, dal canto suo, ha recentemente stanziato per le famiglie numerose 2.700.000 euro che verranno usati nell’ambito del progetto “La famiglia al centro”, e in particolare nella nuova misura d’intervento denominata “La famiglia cresce”. A oggi, però, non sono ancora noti i termini e i tempi dei provvedimenti attuativi e, soprattutto i tempi di erogazione dei fondi messi a disposizione. Non c’è neanche più da tergiversare, come accade invece da molti anni, nella predisposizione di una legge sarda per la famiglia che possa disporre di fondi strutturali con certezza e continuità a sostegno delle famiglie numerose e non, di quelle che già esistono e che con fatica si autosostengono, e di quelle che si spera andranno a formarsi nel futuro prossimo.
Emilio Ghiani e Silvia Loddo – Coordinatori provinciali Cagliari Associazione Nazionale Famiglie Numerose
(admaioramedia.it)