Sin da bambino sentivo parlare degli ‘harraga’. A quei tempi pensavo che fosse una cosa normale, giovani che andavano dall’altra parte del mondo e facevano una bella vita come il resto della gente di quelle zone. Pian piano con la maturazione della mia coscienza, leggendo e guardando alcuni video delle reali sofferenze e delle sciagure accadute in mezzo al mare, mi sono reso conto delle tragedie che vivevano quei giovani, col rischio di morire partendo per luoghi ignoti e per un destino in mezzo alla nebbia.
Prima di tutto bisogna rispondere ad alcune domande chiave per poter capire questo argomento molto complesso. Che tipo di persone sbarcano clandestinamente in Sardegna? Perché proprio la Sardegna e per quali motivi c’è tanta immigrazione clandestina? Le risposte sono già in circolazione su internet, tanti video su Facebook e su YouTube, dove tanti giovani sparsi in tutto l’Occidente ripetono quasi tutti la stessa cosa: il sistema è corrotto, siamo sottomessi, niente lavoro e nessun rapporto con le autorità politiche ed economiche algerine.
Ora, confrontando le loro risposte con la loro posizione sociale e culturale, si nota che solitamente la maggioranza dei ragazzi che sbarcano sono giovani, un’età tra i 18 ed i 30 anni, e pochi di loro hanno fatto la scuola dell’obbligo, sono giovani disperati. Perciò, metà è responsabilità loro, metà del sistema economico algerino, dove l’offerta di mano d’opera è quasi il doppio della domanda. Anche per la mancanza di strategie economiche adeguate ad assumerli nei vari campi, infatti in due settori si potrebbero assumere migliaia e migliaia di giovani se venissero fatti diventare produttivi: Agricoltura e Turismo.
Perciò, barche piene di giovani si dirigono verso la Sardegna, punto d’arrivo più vicino dalle coste dell’est dell’Algeria. Ma è considerata come un ‘punto di riposo’ per un passaggio verso il nord Europa, dove credono di trovare un lavoro e una via per ottenere i documenti necessari a stabilirsi definitivamente. Così creano un’emorragia di giovani nel paese d’origine e uno stato di disordine e di paura per il primo punto di arrivo, cioè la Sardegna, ma non sempre raggiungono l’altra sponda del mare, in tanti muoiono annegati e coloro che raggiungono l’Isola sbattono contro una realtà diversa dall’Europa vista negli schermi, una visione tutta paradisiaca. Questi giovani senza saper l’italiano e senza avere documenti continuano a sognare clandestinamente: alcuni commettono furti, ma altri cominciano addirittura a prostituirsi, come mi ha detto una fonte sarda confidenziale che conosce tanti extracomunitari.
Ahmed Tahtah – Medea (Algeria)/Cagliari
(admaioramedia.it)
3 Comments
Pierangela Masili
Sembra la descrizione della realtà sarda. In pratica, all’arrivo trovano le stesse condizioni della partenza. Dalla padella nella brace se riesci a sopravvivere al viaggio. È sconfortante.
Nura Gica
Hanno FB, cellulari etc e non si informano prima da chi, loro con conterraneo, qui ci vive? Ajo`!
Mirella Mare
quando partono sanno che come arrivano qui gli danno il foglio di via! la loro aspirazione? andate sulla loro pagina HaRaGa Dz e vedete con i vostri occhi!!!