Raccontano che a restarci peggio di tutti sia stato proprio il diretto interessato. L’arcivescovo di Cagliari, Arrigo Miglio, dopo averci provato molti mesi fa, ha incassato la proroga della sua permanenza alla guida della diocesi più importante della Sardegna proprio nel momento in cui meno ci sperava e in cui già si immaginava in pantofole nella sua Ivrea.
Lo sconcerto è stato grande, proprio nel momento in cui il Vescovo si affrettava a completare le caselle di un gigantesco gioco dell’oca con i preti, le nomine, gli incarichi e le parrocchie in vista della partenza, data per certa fino a poco prima della notizia della proroga. La girandola degli incarichi era appena cominciata, e in tanti sono rimasti a bocca asciutta.
Adesso, mentre per disfare le poche valigie fatte ci vuol poco, il problema più serio è rappresentato dal fatto che i collaboratori più stretti di Miglio fossero già stati piazzati in punti sicuri della diocesi, blindati contro qualunque idea contraria di chi fosse arrivato al posto di don Arrigo a guidare i fedeli cagliaritani. Un’usanza tipica nella Chiesa: se ti voglio bene, prima di andar via, ti piazzo in un punto importante con una nomina di 9 anni, così chiunque viene dopo non può spostarti. E’ il caso dei due segretari del vescovo di Ivrea, il prete calciatore-missionario don Carlo Rotondo e il fido don Davide Piras: il primo spedito al seminario regionale a fare l’animatore senza nessun suo entusiasmo, il secondo da tempo a insegnare religione nelle scuole. Ora c’è una segreteria da rifare, e pare non ci sia nessuna fila di candidati.
Il terzo caso – il più spinoso – è quello di Giulio Madeddu, il recordman degli incarichi miglieschi e destinatario nei mesi scorsi di una curiosa e simpatica nomina ‘postuma’: si era visto infatti recapitare l’incarico di parroco di Santo Stefano a Quartu, ma con una data di partenza posticipata, vale a dire dal primo novembre. Dettaglio che a parecchi aveva fatto pensare che Miglio sapesse benissimo di essere in partenza proprio da quella data, che cade all’indomani della conclusione delle Settimane sociali dei cattolici italiani (in programma a Cagliari a fine ottobre), appuntamento a cui il vescovo piemontese si presenterà ora da padrone di casa. Sarà dunque Miglio regnante a ‘pensionare’ il potente don Tonio Tagliaferri, attuale guida di Santo Stefano e già direttore di “Nuovorientamenti”.
Madeddu, come già scritto su queste colonne, è il vero braccio destro di Miglio. Direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali, di quello per la Pastorale dei problemi sociali e del lavoro, direttore ‘ombra’ del settimanale e della radio diocesana, docente in facoltà teologica, e altri che certamente ci sfuggono: tutti incarichi che ora certo non lascerà, e che si sommeranno alla parrocchia quartese affidatagli da Miglio, e alla sua segreteria.
Da sempre in diocesi sono fortissimi i malumori sull’opportunità di così tante nomine sulla stessa persona, a fronte di preti, parecchi anche giovani, senza alcun incarico. Quello di don Arrigo è destino comune a Ignazio Sanna, l’arcivescovo prorogato per due anni a Oristano, ma mentre per il secondo – uomo di altissima cultura, per anni in predicato di guidare una delle congregazioni più potenti della Santa Sede – la proroga era scontata, a Cagliari più d’uno è rimasto spiazzato dalla decisione del Vaticano.
Differente anche la modalità dell’annuncio della proroga: a marzo, Sanna aveva convocato sacerdoti e giornalisti in episcopio per dare la notizia (in tanti avevano pensato all’annuncio del nome del successore) con pasticcini e spumante, per Miglio invece nei giorni scorsi è comparsa soltanto una secca nota sul sito della diocesi. Non una dichiarazione, tanto meno di entusiasmo, da parte del Vescovo piemontese. D’altra parte, si sa che l’attuale guida della diocesi non è uomo di forti passioni, e la cosa rientra perfettamente nello stile del personaggio.
Più complesso capire i veri motivi della proroga cagliaritana. Con ogni probabilità si tratta solo di un problema legato al recente cambio di nunzio apostolico in Italia, carica che sarà ricoperta per la prima volta da un non italiano, il diplomatico settantenne Emil Paul Tscherrig. Logico dunque che nelle operazioni ordinarie della Nunziatura – come la nomina dei vescovi – ci sia una sorta di periodo di attesa, di studio, di riflessione. Probabile dunque che la proroga di Miglio rientri in questa logica di ‘congelamento’ temporaneo della situazione. Più difficile seguire le altre voci che si inseguono nelle chiacchiere dei preti. C’è chi fa notare che la proroga potrebbe essere legata alla difficoltà di trovare un sacerdote (o un vescovo) di un certo livello che accetti di andare in una diocesi devastata dai veleni e dalle inchieste giudiziarie.
Un sacerdote condannato in primo grado per pedofilia, un altro prosciolto e non ancora riabilitato dal Vescovo che pure lo aveva subito allontanato dalla parrocchia (Gesico) che guidava con ardore e zelo, un altro allontanato perché massone, un altro ancora ridotto al silenzio dopo uscite giudicate poco felici sugli omosessuali e un’inchiesta giudiziaria sull’uso disinvolto di una pistola. Altri preti che hanno lasciato di punto in bianco senza spiegazioni le parrocchie che dirigevano, altri ancora che hanno lasciato anche la tonaca e non sono stati aiutati a cambiare idea. Ecco perché voci molto ben informate assicurano che il Vaticano si sia visto opporre almeno un gran rifiuto da parte di un prete di periferia (di quelli graditi al Papa in questi casi).
L’ala più giustizialista della diocesi, d’altra parte, fa notare che – con alcune vicende giudiziarie ancora non chiarite, e comunque non chiuse – il Vaticano abbia preferito lasciare le cose così, e fare in modo che specie in caso di esito infausto di alcune cause, sulla cattedra che fu di Lucifero sia ancora seduto il vescovo che, quei problemi, ha visto nascere, anziché inviare qualcuno che all’epoca dei fatti non c’era. Più realistico è infatti pensare che i due anni di proroga indicati dal Vaticano siano il limite massimo oltre il quale non andare, e che la nomina del successore di Miglio (non così per Sanna) arrivi in realtà molto prima, quando le acque si saranno calmate. Sono aperte le scommesse.
Zaccheo
(admaioramedia.it)