In queste ultime ore mi sono dedicato molto alla lettura di post sui social riferiti al ‘branco’ di Rimini ed ‘felice epilogo’ con l’individuazione e l’arresto dei responsabili dello stupro della povera turista straniera in spiaggia. Una brutta storia, qualcosa di veramente orrendo. Quattro uomini, quattro stranieri, tre minorenni, due marocchini ed un senegalese ed il ‘capo’, almeno così viene dipinto dai media, un profugo congolese.
Il dibattito si è acceso inesorabile sulla assurdità che un sedicente fuggitivo dalla guerra, mantenuto dallo Stato italiano, possa vagare per le strade, compiendo reati gravissimi, spinto da una furia animalesca inaudita. Non è razzismo, non è aver qualcosa contro le persone di colore, è però ormai chiaro che sono saltati gli schemi. Il fatto che tutti e quattro gli autori siano stranieri lascia spazio ad una considerazione semplice: che paese è l’Italia? Una nazione che non dà valore all’espulsione, un atto che è temuto ovunque nel mondo ma non qui, un semplice ‘foglietto’ di carta che non accompagna alcuna conseguenza. Ci sono stranieri espulsi decine di volte che non vengono accompagnati in frontiera, addirittura se dopo essere stati materialmente riportati ai paesi di origine, con tutte le difficoltà legate all’identificazione, vengono rintracciati nuovamente in Italia vengono arrestati, processati e di nuovo dato loro il famigerato ‘foglietto’ di carta. Come se nulla fosse.
Sono gli stessi poliziotti a denunciare carenze di organico, carenze legislative, mancanza di mezzi per poter svolgere il proprio lavoro. E la politica che fa? Scrive e pubblica proclami più o meno coloriti per poter dare l’impressione di aver fatto qualcosa. L’esempio sardo è emblematico nell’ambito degli sbarchi diretti nel Sulcis. Sono arrivati, in due anni, 2.000 Algerini e il Governatore Pigliaru scrive ‘letterine’ al Ministro Minniti dicendo che c’è un problema. Dopo due anni, dopo che centinaia di donne hanno subito violenza rimanendo vittime di scippi, rapine, furti di telefonino, l’oggetto del desiderio di questi delinquenti perché facilmente rivendibile sui mercati illeciti. È la politica che deve scegliere cosa fare per i propri cittadini, ormai lo scippo in centro neppure fa più notizia. Chi subisce un reato così fastidioso però disegna su di sé una cicatrice che rimarrà a vita, che crea un grave danno psicologico. È possibile che non interessi a nessuno?
Ho letto di un poliziotto che ha affermato come a Cagliari, nelle ore immediatamente successive agli sbarchi degli Algerini, la loro massima attenzione deve essere concentrata nella zona del centro, proprio per contrastare i furti e le rapine, come se tutto questo fosse la normalità. Se qualcuno poi viene colto sul fatto, il giorno seguente subisce un processo e poi viene rimesso in libertà e (quasi dimenticavo…) il famigerato ‘foglietto’ dell’espulsione. Il branco fa paura, vedere quattro o cinque uomini che passeggiano con fare sospetto per le vie del centro intenti ad individuare la prossima vittima, spesso donna e giovane, è sintomo di un allarme sociale che non può rimanere celato in attesa degli eventi. Dobbiamo aspettare uno stupro (in verità, una violenza sessuale avvenne già in via Roma un anno fa ad opera, guarda caso, proprio di alcuni algerini appena arrivati) o qualcosa di più per vedere qualche reazione ben diversa dalle ‘letterine’ tra amici?
Andy Capp
(admaioramedia.it)