La violenza accompagna il mondo ultras da quando è nato, alla fine degli anni 70. Regole precise, assoluta mancanza di ‘lame’, scontri programmati che alzano il livello di rispetto di un gruppo rispetto ad un altro.
Gli Sconvolts sono diventati degni di massima ammirazione nell’ambiente ultras proprio per i due recenti scontri violenti, prima a Sassari poi a Brescia. La legge non ammette trasferte per chi non ha la famosa tessera del tifoso (in pochi continuano a non piegarsi, tra cui gli Sconvolts), quindi durante l’anno i ragazzi della Curva Nord non si mettono in mostra per episodi di violenza fuori dalle mura amiche. Dunque si studiano momenti diversi per attestarsi nelle prime posizioni di una classifica ‘non scritta’.
Sembra assurdo, ma in numerosi gruppi Facebook, i cagliaritani sono oggi oggetto di complimenti per ciò che organizzano, per gli scontri a viso aperto che pianificano in palcoscenici non ufficiali. “Cazzuti questi Sconvolts”, giustificando una violenza che in pochi concepiscono e inneggiano. Regole di un mondo a sé, che conta migliaia di ragazzi in tutta Italia che credono (a loro modo) nel pallone, nostalgici di un calcio che non esiste più.
Andy Capp
(admaioramedia.it)
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