Sta per iniziare l’erogazione dei fondi alle pubbliche amministrazioni della Regione Sardegna per i progetti relativi al Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna 2015-2030 “Verso un’economia condivisa dell’Energia”. Si comincia con 3.900.000 euro destinati allo sviluppo di progetti sperimentali di reti intelligenti nei comuni della Sardegna.
Leggendo tra le delibere della Regione si capisce che questi quasi 4 milioni di euro saranno usati per acquistare sistemi di accumulo dell’energia, ovvero batterie prodotte in Cina, che non daranno alcun vantaggio né dal punto di vista della riduzione della CO2, né dal punto di vista della creazione di posti di lavoro o del fornire uno stimolo alla cosiddetta green economy. Nonostante ciò l’Assessorato dell’Industria continua a chiamare questi sistemi ‘reti intelligenti’ anche se di intelligente sembrano avere ben poco, cosa ci può essere infatti di intelligente in un sistema di batterie che, a ogni ciclo di carica e scarica, ‘brucia’ circa il 20% di energia prodotta da rinnovabile?
Il tutto nasce per perseguire l’ambizioso obiettivo del nuovo Piano Energetico Regionale, adottato dalla Giunta Pigliaru per ridurre del 50% le emissioni di anidride carbonica entro 2030, mentre l’Europa punta ad un taglio comunque utopistico del 40%. A nulla sono servite le osservazioni della Confindustria Sardegna che evidenziava l’inopportuna pratica del gold plating, ovvero dell’appesantimento dei vincoli comunitari con ulteriori oneri non richiesti, tanto meno quelle della Rete professioni tecniche della Sardegna, che riteneva l’obiettivo troppo ambizioso e potenzialmente controproducente, con l’aggiunta di vincoli e criticità applicative difficili da soddisfare. L’aver disatteso le richieste di questi due importanti soggetti rende l‘idea dell’effettiva volontà della Regione di voler condividere le proprie visioni sull’economia dell’Energia.
I comuni della Sardegna, almeno quelli che non hanno presentato progetti con sistemi di accumulo sovradimensionati o proposte economicamente sovrastimate, riceveranno cospicui finanziamenti che serviranno a installare batterie nelle scuole e nei municipi, ne avranno benefici economici irrisori ma contribuiranno allo scopo principale di soddisfare la mera autoreferenzialità della Giunta regionale e i desideri di qualche associazione ambientalista, che vedrà appagate le sue visioni ideologiche relative all’uso, inutile, delle tecnologie di accumulo dell’energia per il risparmio delle emissioni. L’entità dei finanziamenti per i sistemi di accumulo supera infatti di gran lunga il valore degli impianti fotovoltaici su cui devono essere installati. Tutto ciò per avere dei risparmi economici sulla spesa energetica dell’ordine di poche centinaia di euro per impianti fino a 20 kWp, a fronte di decine di migliaia di euro spesi in batterie, con l’impossibilità di immaginare qualsiasi tempo di rientro dell’investimento: nessun imprenditore farebbe scelte simili.
Si potrebbe obiettare che lo spirito del bando è un altro, ma senza dubbio un obiettivo fondamentale dell’Amministrazione Regionale dovrebbe essere quello di spendere bene le proprie risorse massimizzando i ritorni concreti in termini di sviluppo e occupazione. Investire in sperimentazione è fondamentale, ma forse sarebbe più opportuno che la stessa venga condotta presso le strutture preposte e certamente presenti sul territorio evitando di caricare i Comuni di ulteriori gravami in termini di bilanci e gestione di sistemi complessi per i quali non dispongono di risorse adeguate. Ci guadagneranno qualcosa i distributori e gli installatori di materiale elettrico e resterà qualche briciola per i professionisti che realizzeranno i progetti e cureranno le pratiche burocratiche del Gse per la connessione di questi dispositivi. In breve tempo, le stesse amministrazioni, incapaci di attivare procedure di manutenzione e gestire queste tecnologie, si ritroveranno con questi oggetti, non funzionanti, da smaltire e con ulteriori oneri da sostenere. I sistemi di accumulo non solo non permetteranno di ridurre la CO2 relativa all’energia prodotta e consumata in Sardegna, ma riusciranno a consumare anche il poco ossigeno rimasto nei bilanci comunali.
Energhia
(admaioramedia.it)