Grave, complicato e carico di aspettative. Il lavoro che attende il nuovo presidente dell’Autorità portuale della Sardegna si preannuncia come una sfida problematica e aperta a un ventaglio smisurato di difficoltà ataviche, grattacapi straordinari e scelte decisive. Una sfida con tanti nodi da sciogliere e tanti rimedi da escogitare, affidata all’attuale assessore regionale dei Trasporti Massimo Deiana, dopo oltre 45 mesi di commissariamento e un lunghissimo corollario di proteste, polemiche e recriminazioni consumate sulla pelle del mondo marittimo isolano, per troppo tempo ignorato e lasciato orfano di un punto di riferimento istituzionale cruciale per il governo e lo sviluppo di un settore determinante dell’economia isolana.
Una matassa di impegni e di criticità difficile da sbrogliare, un groviglio di incognite con cui è chiamata a fare i conti la neonata Autorità di sistema, il nuovo organismo chiamato a sostituire nel governo degli scali le vecchie autorità portuali. Il presidente Deiana avrà il compito di guidare l’esordio del nuovo sistema di governo dei porti isolani, forgiato dalla nuova riforma del ministro dei Trasporti Graziano Delrio: un’autorità unica che dovrà condurre e coordinare tutti gli scali dell’Isola da Cagliari a Olbia, da Portoscuso – Portovesme a Porto Torres, da Sant’Antioco a Santa Teresa di Gallura e Golfo Aranci. Una responsabilità immane, che dovrà fare i conti anche con l’irritazione e il malcontento di ampi settori del comparto isolano per la decisione del governo di sopprimere l’Autorità portuale di Olbia promuovendo quella di Cagliari a sede regionale unica di gestione dei porti.
Risolta la lunghissima partita della nomina presidenziale, adesso per l’Autorità arriva il momento del lavoro, a cominciare dalla programmazione e dal controllo delle attività portuali di un territorio costiero di quasi 2 mila chilometri ripartiti tra porti storici, porti industriali, terminal petroliferi e marine del diporto. Attività profondamente intrecciate con la vita, l’economia e le infrastrutture logistiche dell’entroterra isolano, per un’attività capace di condizionare sul nascere il funzionamento del traffico merci e passeggeri, di quello crocieristico, della pesca e della nautica da diporto, senza trascurare l’importanza strategica del traffico transhipment e dell’attività degli scali petrolchimici e industriali. Un intricato sistema di snodi che a ben vedere sono la vera porta d’ingresso delle persone e delle merci per l’Isola, oltre che il cuore pulsante dell’economia e della vita stessa di una terra che dipende oggi più che mai dalla salute del suo mare.
E’ ormai evidente a tutti infatti che lo sviluppo economico della Sardegna è legato in modo indissolubile ai suoi porti. Tutti i dati e le stime ufficiali su approdi e transiti nei porti sardi rivelano in modo inequivocabile che quello dello shipping è il settore trainante dell’economia isolana, punta di diamante di un sistema dei trasporti capace anche nel 2016 e nei primi mesi di quest’anno di regalare percentuali di crescita di segno positivo. Un’indicazione che si ricava con tutta evidenza nei numeri da record fatti segnare in particolare dagli scali di Olbia, Golfo Aranci e Porto Torres soltanto nell’anno appena passato, sia nella movimentazione dei passeggeri che sul versante dei movimenti nave e del volume delle merci trasportate su gomma. Numeri che, se incoraggiati dalle giuste strategie e sostenuti da misure adeguate, promettono di consegnare la Sardegna e i suoi porti alla ribalta internazionale. Buon lavoro.
Nicola Silenti
(admaioramedia.it)