Non ho mai pensato a viaggiare oltre i confini del mio paese, soprattutto con l’aereo. Ed anche sull’aereo in volo ancora non ci credevo, era come un sogno. La destinazione era Cagliari e sono arrivato alle 19 dello scorso 19 febbraio.
Tanti colleghi mi hanno chiesto perché proprio Cagliari, la mia risposta era sempre la stessa: non ho scelto Cagliari. Però, negli anni di laurea triennale volevo studiare bene per quella magistrale in Italia, senza precisare la città. Forse, sarebbe stato meglio andare nell’Italia settentrionale, dove si possono visitare belle città come Firenze, Venezia… Comunque sia, questa città con la gente, il mare, le montagne e le torri mi riempie il cuore.
Il giorno dopo, sotto il sole, ho visto la città per la prima volta. E’ pulita, ha una magia che comprende il passato e il presente, l’antico e il moderno, una città assai calma, vicinissima al mare ed è confinata dalle montagne. Anche la gente è calma, come il mare sulle spiagge di sabbia bianca, però orgogliosa come le alte montagne. Qui fumano in tanti, soprattutto le donne. Durante tutte le serate della mia prima settimana a Cagliari ho vissuto il Carnevale: tamburi grandi e vestiti multicolore, sfilavano nelle strade e la gente li seguiva ballando e cantando. Sin dai primi momenti in vari uffici ho notato l’organizzazione, la trasparenza e la velocità nelle operazioni burocratiche: sia nella banca che negli uffici sanitari. Ma sono più bravi quelli dell’Università: fanno un buon lavoro con passione e stima.
Da quando sono qua ho sentito parlare molto di ‘harraga’ e soprattutto di quelli Algerini, che hanno una fama negativa. Pur essendo algerino, non mi vergognerò di quei connazionali, che, pur di lasciare il paese, in maniera illegale e molto rischiosa, hanno rinunciato a tutto, alle loro famiglie sopratutto! Comunque sia, sono esseri umani. Le domande che ci si pone sono: perché rischiano la vita? perché lasciano un paese dove conoscono la lingua e dove possono vivere facilmente? perché lasciano le loro famiglie?
La risposta sul fenomeno è quella di un’immagine falsa dell’Europa che arriva in Algeria: un paradiso, donne bionde e bellissime, lavoro. Loro cercano il meglio e credono che valga la pena di rischiare la vita. E non si dimentichi che la maggior parte di loro non ha frequentato l’università e neanche il liceo. Inoltre, uscire dall’Algeria con documenti regolari non è facile. Seppure rischiare la vita su una barca non sia mai una soluzione, perché dopo se ne pentiranno.
Ahmed Tahtah – Medea (Algeria), studente all’Università di Cagliari
(admaioramedia.it)