Esaminando le presenze turistiche nella provincia di Cagliari vi sono differenze notevoli tra il complessivo e alcuni comuni. Nel totale vi è stato un incremento 5,6%: nelle principali località si passa da incrementi di rilievo come a Cagliari (+20,3%) ai decrementi di Quartu Sant’Elena (-10,8%) e Villasimius (-8,4%).
Pula è la località turistica di maggior rilievo, le presenze 2016 sono state 333.000 (+4,6% rispetto al 2015), italiani 160.000 (+15,2%), stranieri 174.000 (-3,5%). I posti letto negli alberghi sono 4.387 e 2.364 quelli negli esercizi complementari per un totale di 6.754. Negli alberghi va l’83% della clientela e di uguale percentuale è quella che soggiorna nel quadrimestre estivo. Vi sono però interessanti ampliamenti anche in altri mesi, soprattutto maggio e ottobre entrambe vicine ad un 7% ed ancora in altri mesi dovuti in parte a motivi di lavoro (lavoratori delle vicine industrie e del Centro di ricerche di Piscinamanna), nonché sportivi per gare e campionati nel campo di golf di Is Molas. In maggioranza sono stranieri, 52% del totale e 58% negli alberghi, che prevalgono in tutti i mesi, salvo agosto: la maggior parte (162.000) va negli alberghi, in diminuzione rispetto agli anni precedenti (-5,6%), non compensato da un aumento negli esercizi complementari.
Si tenga presente che nel 2012 le presenze negli alberghi furono 313.000 di cui 122.000 italiani e oltre 191.000 stranieri e che nel 2010 le presenze complessive furono quasi 400mila. Quello che risulta troppo basso è lo IU (Indice di utilizzazione dei posti letto): l’annuale è 17,2 (uguale al 2015 ed allo stesso livello negli ultimi anni): bassi anche quelli dei vari mesi: agosto 49,7; luglio 45,6; quadrimestre 42. Cioè, nei mesi di maggior affluenza viene utilizzato metà dei posti letto disponibili. Il soggiorno medio è 4,3, pressoché uguale per italiani e stranieri, in agosto è 5,7, stranieri 5,0, italiani 6,4. Per gli esercizi extralberghieri le cifre sono abbastanza strane: 2.364 posti, 1.469 nei campeggi, 778 tra affittacamere, case vacanze, ostello, 117 nei b&b, con presenze pressoché insignificanti, 57.000 in tutto, in agosto 21.750, 700 al giorno, cioè appena un terzo dei posti letto viene occupato. Forse manca qualcosa.
E’ impressionante come in località vicine si abbiano risultati migliori. A Domus de Maria lo IU annuale è 24,2, in agosto 75,9, nel quadrimestre 63,2. Facendo un rapporto fra offerta complessiva (tutti gli esercizi e presenze) a Teulada è 15,7 nell’anno, 67,6 in agosto, nel quadrimestre 42,3, a Capoterra annuo 19,3, agosto 50,2, quadrimestre 35,8. A Pula, annuo 13,5, agosto 43,4, quadrimestre 33,5. Gli unici risultati positivi sono ottenuti nella zona archeologica di Nora dove la Cop.Tur che lo gestisce raccoglie e fornisce dati molto interessanti sui visitatori che sono in sensibile aumento sia per quanto riguarda i singoli sia i gruppi e i crocieristi.
L’attività di quest’anno così come quella degli anni precedenti è assolutamente insoddisfacente, soprattutto in anni dove le aspettative dovevano essere molto più elevate per le vicende in altri paesi: si è ottenuto pochissimo, almeno questo è quel che risulta dai dati disponibili. A prescindere dalle percentuali questo settore potrebbe dare molto di più: questa è la zona più dotata di tutta la Sardegna con mare, spiagge, pineta, zona archeologica, montagna, campo di golf, vicinanza a aeroporto e porto, il trovarsi al centro tra una città e una zona ricca di attrattive. Nessun’altra località può offrire tanto. E’ assurdo che qui il 97% dell’attività si svolga in neanche sei mesi e negli altri praticamente non si lavori. Si dovrebbe fare molto molto di più, amministrazione e imprenditori dovrebbero trovare insieme il modo per lavorare meglio.
Certamente questa è solo una parte del turismo: peraltro quel che ci interessa è valutare l’attività della ‘industria turistica’, non essendoci strumenti per il resto. Peraltro si sa bene che, a Pula come in moltissime altre località, vi sono moltissime abitazioni, ville, appartamenti, che vengono affittate e non sono comprese in queste statistiche, e perciò sommersi (non si sa se paghino almeno un minimo di imposte). Orientativamente si può ritenere siano circa 2.000 con lo stesso numero di presenze delle aziende dell’ospitalità. Si può discutere sul loro valore per la comunità, addirittura sarebbero più convenienti considerato che molti alberghi spendono relativamente poco nel territorio. Gli imprenditori si lamentano di questo fatto ma, a parte che esiste sempre e in ogni luogo, occorre vedere il perché avviene. E’ possibile che, soprattutto per le famiglie, i prezzi degli alberghi siano eccessivi e si cerchi una soluzione più economica. E’ un’esigenza più che comprensibile, per contrastarla occorre offrire condizioni vantaggiose, prezzi più abbordabili, maggiori servizi, ampie alternative. Peraltro, v’è un gran numero di possibili clienti che non ha problemi di questo tipo, che potrebbe essere attratta da altre proposte fuori dall’estate, per fare un esempio la terza età offrendo soggiorni comprendenti visite ai dintorni, dalla città di Cagliari alla zona mineraria, ai siti archeologici, alle aziende agricole, alla adiacente zona montana, con una delle più importanti foreste del Mediterraneo e una fauna eccezionale. Occorre praticare prezzi convenienti che però consentirebbero di aumentare il lavoro e ripartire meglio l’incidenza dei costi.
Gianfranco Leccis
(admaioramedia.it)