Gli emendamenti del centrosinistra alla Finanziaria regionale sono 100 ed è andata pure bene perché qualche ‘cespuglio’ voleva più tempo per prepararne altri. Ma tanto basta e avanza. E' come se la Finanziaria fosse stata riscritta 100 volte, in 100 parti, spostando qua e là 100 voci di spesa perché, è l'unica certezza, i saldi devono restare invariati. Poi, è chiaro, ci sono anche i 700 dell'opposizione, che però fa il suo mestiere e si prepara agli straordinari per provare ad imbucarsi nelle diverse ‘sensibilità’ della maggioranza che, si sa, proprio nella Finanziaria, trovano aperti spazi che sembravano chiusi a doppia mandata.
Da una coalizione composita, come ama dire il governatore Pigliaru, non può che venir fuori una finanziaria composita fin dai blocchi di partenza. Dopo c'è l'Aula che è e resta ‘sovrana’. In fin dei conti è l'unico elemento concreto di sovranismo di questa legislatura. Che, oltretutto, c'era anche prima delle elezioni. Come qualcuno ha detto, è una Finanziaria senz'anima e neppure bella, come insegnava una celebre canzone di Cocciante dove si tracciava il profilo di una tizia (apparentemente) facile da sedurre, ma difficilissima da conquistare. Incrociando altre famose note, stavolta di Mina, si potrebbe concludere che "l'importante è finire". Il problema è che alla Sardegna di oggi, e soprattutto a quella di domani, una sveltina non basta.
SardoSono
(admaioramedia.it)