La liberazione delle due cooperanti Greta e Vanessa, rapite in Siria, ha riacceso il triste ricordo di alcune vittime, o dei loro parenti, dei sequestri degli ultimi decenni, che hanno lamentato una disparità di trattamento da parte dello Stato verso le ragazze, rispetto ai casi che hanno avuto meno clamore mediatico. Lo stesso discorso è stato fatto per uno dei casi finora irrisolti in Sardegna, quello della misteriosa scomparsa, dalla sua abitazione di Orosei, dell’insegnante 65enne Irene Cristinzio. Erano le 8,20 dell’11 luglio 2013, quando Irene spariva durante la sua passeggiata quotidiana. Il suo caso è stato trattato dalle trasmissione televisive “Chi l’ha visto?” e “Quarto grado”, ma non sono mai arrivati indizi utili alla risoluzione del giallo.
A riaccendere i riflettori sulla scomparsa di Irene, è stato il fratello Michele, che ha rilasciato alcune dichiarazioni al “Giornale del Molise”, infatti l’insegnante è originaria di Monteroduni, in provincia di Isernia: «Per lei è mancato l’impegno delle Istituzioni, che sono ancora latitanti – ha detto Michele Cristinzio – Sono lieto per il ritorno delle due ragazze, ma devo constatare che lo Stato italiano è bravo a controllare la Siria, ma non la Sardegna. A questo punto se Renzi taglia i rami secchi, come le Prefetture, fa bene.»
In questi mesi, ha condotto indagini parallele, ha chiesto informazioni, ha contattato tante persone nell’Isola, ma senza successo: «Ho trovato solo nebbia, come ha detto la Palombelli in una trasmissione televisiva, bisogna scavare in famiglia. Ritengo che sappiano molte cose.» (red)
(admaioramedia.it)