E’ in aumento la caccia alle specie aliene, di mare e di terra, che minacciano l’Europa e l’area del Mediterraneo, contro un’invasione che sta provocando sempre più danni al nostro ecosistema, alterandone l’equilibrio. Il progetto europeo Life Asal (Alien species awareness program) nasce con l’obiettivo di ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive e mitigare i loro impatti, oltre che sensibilizzare cittadini e istituzioni: alla guida della filiera di ricerca internazionale un gruppo di specialisti botanici dell’Università di Cagliari guidati da Annalena Cogoni, professoressa del dipartimento Scienze della vita e dell’ambiente.
“Le specie aliene invasive danneggiano il nostro patrimonio naturale e hanno un impatto sociale ed economico stimato in oltre 12 miliardi di euro ogni anno nella sola Unione europea – spiega Cogoni – Il fenomeno è in aumento: in Europa il numero di specie aliene è cresciuto del 76 per cento negli ultimi 30 anni”. La responsabilità si attribuisce a fattori antropici: il commercio di animali e piante proveniente da paesi lontani, l’introduzione volontaria per le attività di pesca sportiva e venatoria, il rilascio da parte degli stessi cittadini o la fuga dagli allevamenti.
Nel nostro Paese si contano oltre tremila specie aliene: “Anche i nostri mari sono caratterizzati da elevati tassi di invasione di specie aliene. Il numero di specie marine aliene nel Mediterraneo è più che raddoppiato tra il 1970 e il 2015, con 150 nuove specie registrate negli ultimi 15 anni.”
Tra i soggetti considerati pericolosi per l’ecosistema e l’economia ci sono il gambero rosso americano, lo scoiattolo grigio, la tartaruga palustre americana, la nutria, la cozza zebrata, i fitofagi come la cimice del pino. Ma non finiscono qui, infatti questo fenomeno è in continua crescita e ci sono nuove minacce come il calabrone asiatico, dannoso per le api, o il marmorkreb, un gambero di origine nordamericana che danneggia gli ecosistemi d’acqua dolce.
Anche la salute umana è minacciata, in particolare dall’ambrosia (alla quale molte persone sono allergiche) e la zanzara tigre (vettore di circa 20 virus diversi). Il progetto prevede un percorso triennale, in collaborazione con il Centro servizi orto botanico (Hbk) che comprenderà la partecipazione di un’ampia rete nazionale: Società botanica italiana, orti botanici di Catania, di Roma e Siena, Crea di Bagheria, Cirbfep di Roma e l’azienda florovivaistica Sgaravatti Land di Capoterra.
Martina Corrias
(admaioramedia.it)