Tra 10 anni potremo iniziare ad avere difficoltà nel garantire l’assistenza sanitaria agli abitanti della nostra isola. Questo è il futuro della nostra terra. La situazione già precaria in cui riversano le strutture ospedaliere della Sardegna, che si reggono sugli specializzandi, da domani verrà infatti ulteriormente minacciata dalle decisioni prese oggi della nostra Giunta regionale.
La Fimmg dice che nel 2023 circa un italiano su tre rischia di non avere più il medico di base, a causa della forbice sempre più ampia tra pensionamenti e nuove assunzioni, senza una scrupolosa programmazione ed un confronto costante con le parti in causa (Università, territorio, pazienti) si rischia di chiudere le porte dell’accesso alla professione medica a moltissimi giovani medici sardi, con prevedibili ripercussioni su qualità e universalità del diritto alla salute. La politica italiana non si vuole prendere la responsabilità di dire cosa sta facendo da anni: lasciare sempre più segmenti di assistenza sanitaria ai privati e alle assicurazioni sotto l’insegna dell’austerità e della grande finanza. Quello che noi chiedemmo alla Giunta, prima che venisse stilata la nuova Finanziaria, fu un maggiore finanziamento delle borse di specializzazione medica, che garantisse il diritto allo studio dei medici isolani, ma che allo stesso tempo in maniera lungimirante guardasse all’avvenire della sanità sarda, prevedendo una cifra pari allo 0,3% della fetta di bilancio utile non occupata dalla sanità e lo 0,15% circa dell’intero bilancio regionale. Uno sforzo da parte della Regione per rispondere a queste macrotendenze nazionali, per difendere le specificità della nostra Isola. Oggi però sappiamo che questa richiesta non è stata minimamente accolta. Richiesta conseguente al calo del numero delle borse di specializzazione, ampiamente finanziate al tempo della precedente Giunta di centrodestra e ultimamente portate all’inesorabile declino con la Giunta Pigliaru.
Ci troviamo di fronte a una Finanziaria figlia dell’assenza di coraggio e mancanza di prospettiva di questa Giunta, le azioni che abbiamo messo in campo mirano alla considerazione non solo del presente dei giovani medici sardi ma soprattutto del futuro del nostro sistema sanitario. Forte è il rammarico nel prendere atto del fatto che tale richiesta non solo non è stata soddisfatta ma neanche minimamente presa in considerazione, forse a causa dell’assenza di anima politica e prospettiva tipica della gestione Pigliaru-Paci. Sempre a discapito del futuro del nostro sistema sanitario, il quale probabilmente tra qualche anno vedrà l’assenza di medici specializzati in determinate zone dell’isola, o ancora costringerà all’emigrazione giovani neolaureati sardi che, per amor della propria terra d’origine, avrebbero preferito lavorare nel loro paese natale.
Non è la prima volta che questa Giunta si dimostra cieca e sorda verso tematiche cruciali per il mondo studentesco: anche la nostra proposta di gratuità dei trasporti agli studenti isolani sotto soglia Isee di 25mila euro è rimasta inascoltata, nonostante tale avanzamento sia stato accolto e fatto proprio dalla maggioranza del Consiglio regionale, la quale ha inoltre presentato una mozione su questo tema. Allo stesso modo, sul tema delle residenze per studenti fuori sede, la Giunta continua a sbandierare come risultati ottenuti dei progetti una tantum che mitigheranno il problema della residenzialità solo tra molti anni, e che fino a data da destinarsi resteranno solo sulla carta. Parallelamente, nulla si fa per dare risposte immediate alle condizioni pietose in cui si trovano le Case dello studente.
Il diritto allo studio, alla mobilità, ad avere un tetto sulla testa o ad una semplice doccia calda la mattina, viene negato oggi – e continuerà ad esserlo ancora di più domani – a numerosi studenti sardi. Molteplici sono gli universitari costretti a vivere in una condizione di quotidianità che è logorante, ad abitare in case dello studente che si reggono (quando ancora sono in grado di reggersi da sole) su tubature fatiscenti, muri che si sgretolano al semplice tocco di una mano, sistemi di riscaldamento altalenanti e intere zone rette perennemente transennate, con puntelli e ponteggi che da anni sostengono delle strutture precarie come in un cantiere abbandonato. Questa Finanziaria così come viene ora strutturata nega le speranze di accesso a un sistema di diritto allo studio che sia efficace e duraturo nel tempo. Ormai assodato il fatto che tale è la situazione, lasciamo ora fiduciosi che la palla passi al Consiglio regionale. Gli spetterà esprimersi sul bilancio, a noi non rimane altro che continuare la nostra pressione affinché si raddrizzino le storture nate col nuovo bilancio. Non ci limiteremo comunque alla mera attesa dei lavori del Consiglio, ma il nostro lavoro proseguirà attraverso la mobilitazione non solo degli abitanti delle case dello studente, o dei medici e futuri medici sardi, ma di tutta la compagine studentesca, per un futuro che si prospetti più onesto e generoso di quello che oggi viene disegnato dall’attuale Giunta regionale.
Giuseppe Esposito (rappresentante degli studenti nel Consiglio d’amministrazione) e Carlo Sanna (Coordinatore Unica 2.0)
(admaioramedia.it)