Il calciomercato riapre i battenti domani (5 gennaio) e li chiuderà alle 23 del 2 febbraio. Ciò che in molti considerano un male per il nostro calcio, per il Cagliari quest’anno potrebbe rappresentare la classica ciambella di salvataggio. Perché è innegabile che la formazione rossoblù abbia necessità di immediati rinforzi (rinforzi veri, non mezze calzette) se vuole conquistare la permanenza nel massimo campionato. Sarebbe troppo facile liquidare l’argomento scaricando tutte le responsabilità sull’esonerato allenatore Zeman: la rosa messa a sua disposizione – anche con il beneplacito del boemo, va sottolineato – non si è rivelata all’altezza della situazione.
Largo ai giovani, era stato detto. Sì, ma a patto che siano già pronti per un palcoscenico di questa portata. Alcuni non lo sono (non ancora, perlomeno), altri forse non lo saranno mai. La scorsa estate erano state dette troppe parole in libertà. Per esempio, il portiere Avramov non era considerato all’altezza del gioco di Zeman. Di sicuro, però, non lo è stato Cragno, e forse non lo è neppure Colombi. Per avere un buon portiere che sappia usare i piedi, non bisogna avere per forza Neuer, ma neppure si può affidare la porta a giovani inesperti. A maggior ragione se la difesa fa acqua da tutte le parti (e qui Zeman c’entra, ma sino a un certo punto). E se il centrocampo è il settore che preoccupa di meno, l’attacco ha mostrato una preoccupante sterilità. Soprattutto se manca Sau. Un ultimo appunto andrebbe fatto per alcuni veterani, che hanno frenato non poco il gioco del Cagliari. Per qualcuno di loro è iniziata la parabola discendente.
Con tutte queste premesse è stato affidato il comando al sardo Zola, un campione in campo e fuori. Una scelta suggestiva, ma non priva di rischi: perché è vero che da giocatore ha fatto sognare i tifosi rossoblù (e non solo), ma da allenatore ha maturato poche esperienze e mai in serie A. Inutile nasconderselo: è una scelta rischiosa. Zola avrà sicuramente tutto il sostegno della tifoseria e, abbiamo ragione di credere, anche dei giocatori, a cominciare da quelli che non sempre hanno dato il massimo ai tempi di Zeman. Tuttavia, conquistare la salvezza quest’anno sarà impresa difficile perché la concorrenza è notevole. Ecco perché sarebbe stato più opportuno convincere gente del calibro di Reja, Ballardini o anche Cosmi.
Zola è una speranza, nonostante abbia scelto come secondo quel Casiraghi che ha conosciuto (bene) la serie A da giocatore, ma non da tecnico. La coppia ha funzionato ai tempi dell’Under 21, a ruoli invertiti: la speranza è che si ripeta al Cagliari, magari valorizzando alcuni giovani interessanti. I quali non mancano, va detto, però necessitano di gente esperta al loro fianco, che li sappia guidare nei momenti più delicati dell’incontro.
Un bagno di umiltà dovrebbe farlo anche la nuova dirigenza, che spesso si è sbilanciata in proclami e talvolta in bacchettate nei confronti dei critici. Dimenticando che sono i risultati, per ora, a condannare il Cagliari. Il bel gioco si è visto in alcune partite, ma in altre è mancato del tutto. Le figuracce rimediate contro Modena, Fiorentina e Chievo, per giunta nell’arco di pochi giorni, meritano un riscatto sul campo. Lasciamo perdere il capitombolo con la Juventus capolista: quella è una partita da non considerare, “fuori concorso”.
Zola dovrà mostrarsi anche psicologo, oltre che tattico. E a qualcuno dovrà insegnare i fondamentali dimenticati (o mai approfonditi più di tanto), per esempio nella fase difensiva. Una lacuna che, in verità, appartiene a tutto il calcio italiano e non solo ai rossoblù. La Nazionale ne è la conferma.
Arrogutottu
(admaioramedia.it)